L’esistenza oscura che abita una donna

L’esistenza oscura che abita una donna

Di Vincenzo Calafiore

Essere “ Donna “ oggi in questo  – fottuto millennio – è  essere un’esistenza oscura, ma è  la visione di un paesaggio egemone, panoramica dimensione metaforica e aria soffocante e chiusa nel pulviscolo rude degli interni le cui condizioni  e descrizioni ora aguzze, ora lente, tendono a verificare il disegno di quell’idea di libertà tra favola e denuncia, che scandisce, assorbe, sovrasta le azioni, esalta le voci, le seleziona, le illumina, le fa opache e luminose, le dissolve, le rincorre per riprenderne una traccia, una memoria, un suono, un sogno:

essere  “ Donna “ .

Ciò non toglie autenticità terrena alle varie situazioni cui la vita la pone, la pone anche in una zona di solitaria bellezza, petrosa visibilità delle violenze subite.

L’uomo che sa amare, avverte un sotterraneo legame, anche nel ripetersi di immagini e anche di certi moduli su cui si va costruendo una sorta di atmosfera felice, i fotogrammi veloci spezzano il ritmo veloce della vita, pretendono altri temi e sfondi, altre sfide, e una avvolgente costellazione di sentimenti e amore a cui l’uomo purtroppo non vi è giunto; questa è la differenza.

Mentre la donna è capace di mettere i fatti della sua esistenza uno dopo l’altro e in disordine anche, certa che alla fine si possono comporre in un quadro, l’uomo ne è incapace.

L’entità perduta per futili motivi e ritrovata a distanza di anni, intende portare in superficie, quel qualcosa di oscuro che fermenta dentro e contemplarlo e descriverlo.

Sono esse a volte, o il più delle volte, dolorose considerazioni del cuore, una spietata analisi psicologica che trova la forza nell’incontro di una linea  di grande umanità, polarizzata da certe parole colloquiali e limpide, rastremate e snelle, e a volte da una linea verticale movimentata da una parola ribelle, che si arroventa e si centrifuga nel  depositato fondo delle violenze e soprusi, ingiuste discriminazioni cui è stata oggetto fin’ora.

Si pensa e si parla della Donna oggi, come di una creatura di confine, del piacere sessuale che sarà capace di dare; ma non è così come potrebbe far sembrare la libera immaginazione.

In realtà la donna è un mosaico di tessere leggere incise di pena, la donna, bisognosa fin dalla tenera età di affetti è risucchiata oggi dalle sabbie mobili

di un’esistenza opaca di un’emancipazione falsa e ipocrita. Così lei prende il bello dei giorni senza preoccuparsi, compie disordinate esperienze sentimentali, si lascia trascinare dagli eventi attorno; è come dire:

straniera nella sua vita…

Nell’attesa di una vera parità, di una vera emancipazione che acclude in essa il rispetto vede il lesto sgocciolare del tempo, il vuoto che si forma intorno a una svagata libertà, il silenzio delle coscienze che non sanno più trattenere la sua storia. Osserva gli uomini murati in infinite solitudini, mentre lei, donna e madre degli uomini si perde nel nulla con gli occhi pieni di pianto nella cronaca del quotidiano!