L’Amore che ho respirato

Vincenzo Calafiore

Vincenzo Calafiore

               Da

     “ Memories “

L’amore che ho respirato

Io so cosa è un Teatro,conosco la sua aria, l’ho respirata!

Conosco la platea a cui mi sono inchinato tante volte, dicendo grazie.

Bello l’ingresso: il palcoscenico tutto illuminato, cammini piano e vai in contro a migliaia di occhi e di mani che applaudono, saluti a mani giunte, la mano sul cuore come dire: siete qui nel mio cuore.

Entri in scena con passi sicuri, nel tuo bel vestito … La tua mano sinistra tesa, stringe con delicatezza quella della tua Compagna …..  dal “ Golfo Mistico “ l’orchestra … si levano le note di un valzer ti coinvolgono e balli con la tua bella uniforme. Lei la tua compagna è bella, bellissima, nel suo vestito bianco, tanto leggera, tanto profumata di primavera …. La tua primavera.

Ah sapessi quante volte mi sono visto! Felice negli occhi, felice nel sorriso, nel cuore … davanti a me l’immenso spazio della Platea, e lei, così bella, così leggiadra e amata in quella luce.

E abbiamo ballato su quel Proscenio … dalla Ribalta siamo saliti fino al cielo con le ali di farfalla assieme alle note di quel valzer, alle Luci della Ribalta.

 Ora guardi la tua mano vuota, la tua compagna come nuvola è andata ad attenderti  nelle Quinte e sei solo su quel Palcoscenico che prima in piene luci ti ha visto felice ballare quel vertiginoso valzer viennese.

Le luci della Ribalta si attenuano mentre recito il mio lungo ultimo Monologo.

L’ Arlecchino ora è nero …. Non ha più i suoi colori … il Sipario nel mentre è avanzato lentamente di tanti metri e continuo a recitare il mio monologo a una platea quasi vuota.

La scena si svuota ….

Sul Palcoscenico ora sono solo Io  in quel cono di luce che ti illumina dall’alto, la mia voce risuona nell’aria è un richiamo alla vita e sono quasi sul finale del mio lungo monologo … le note si attenuano e il Sipario finisce per chiudersi …. Non ci sono applausi, non ci sono più i maestri di musica, il “ Golfo Mistico “ è vuoto.

Esco di scena a testa china, con ancora sulle labbra, le musiche e le parole, accompagnato dall’unica luce che mi segue fin dietro le Quinte in quel camerino vuoto di fiori e di magia, c’è tanto silenzio!

E’ una notte di pioggia da consumare nel mio mantello a ruota a lenti passi, sulle note di un valzer lento…

                                                                           Vincenzo Calafiore