Si possono avere carte con iban estero in Italia? Quali sono gli accorgimenti da seguire?

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Le carte con iban estero rappresentano una delle opzioni di pagamento preferite da chi viaggia spesso all’estero per lavoro o per divertimento. Invece di pagare commissioni sul cambio attraverso la propria carta bancaria italiana o ai cambia valuta del posto, le carte con iban estero risultano utili e vantaggiose. Naturalmente non ci sono limiti all’apertura di carte con iban estero ma bisogna seguire alcuni accorgimenti.

Le banche estere hanno interesse ad attivare a costi ridotti conti correnti o carte prepagate per la clientela estera come quella italiana. Ma bisogna fare attenzione agli obblighi dichiarativi previsti dalla disciplina sul monitoraggio fiscale. Infatti quando si aprono conti esteri, ai fini dichiarativi, non bisogna trascurare di distinguere tra i soggetti che detengono il conto e quelli che beneficiano dei servizi correlati allo stesso.

In Italia sono quasi 30 milioni carte prepagate attive. Ad usarle sono soprattutto gli under 35 anni. Le carte prepagate permettono il monitoraggio delle uscite mensili con soglie specifiche e si possono ricaricare con contanti o bonifico anche istantaneo. E si possono collegare ad un conto corrente. Presentano profili di sicurezza notevoli in caso di furto o di truffa sul fronte degli acquisti online.

Ma quando si usa una prepagata o una carta qualsiasi, occorre prestare attenzione agli aspetti fiscali che vengono in rilievo quando si impiega questo strumento. L’attenzione deve essere maggiore se è una prepagata estera o un conto corrente o un servizio finanziario riconducibile ad un istituto bancario non italiano.

In riferimento ai conti correnti italiani o i servizi finanziari connessi il contribuente non deve fare dichiarazioni in quanto è la stessa banca ad essere sostituto di imposta. Ma nel caso di un conto corrente estero è il contribuente che deve adempiere agli obblighi dichiarativi. Infatti bisogna dichiarare nel Quadro RW del modello redditi tutti i conti esteri detenuti, riportando altresì il valore degli investimenti esteri e delle attività finanziarie suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia. Tuttavia l’assolvimento dell’obbligo dichiarativo per i servizi finanziari esteri è subordinato, ai fini del monitoraggio fiscale, alla circostanza che, anche solo per un giorno dell’anno fiscale, sia stata superata la soglia di 15 mila euro. Altrimenti detenere un conto estero che non ha superato, come valore massimo i 15 mila euro non comporta l’obbligo della disciplina sul monitoraggio fiscale.

Sul fronte dei servizi finanziari esteri c’è da considerare l’Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero (Ivafe). L’imposta fa riferimento alle persone fisiche residenti in Italia, come pure gli enti non commerciali o le società semplici, che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio. Per i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti all’estero l’imposta è stabilita nella misura fissa di 34,20 euro per ciascun conto. Non è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti conto e dai libretti non è superiore a 5 mila euro.

I soggetti che sono tenuti alla dichiarazione nel Quadro RW non sono solo coloro che detengono gli strumenti finanziari, i conti, o le carte prepagate estere. La segnalazione deve essere effettuata anche dai soggetti che ne beneficiano in via diretta. L’estensione dell’adempimento al soggetto detentore e a quello beneficiario effettivo, risponde all’esigenza di evitare che un soggetto possa operare mediante conti esteri attraverso persona interposta. Bisogna quindi sempre usare l’accorgimento di seguire gli obblighi dichiarativi se ci sono i requisiti sopra esposti. L’ideale è chiedere sempre ad un proprio consulente di fiducia.