Nuova Delhi si fa largo nello spazio: la missione Chandrayaan-3 è sulla Luna

india sulla luna ph dal web

Quando in Italia erano da poco passate le 14.30, la missione Chandrayaan-3 si è posata sulla superficie della Luna vicino al Polo sud, dove nessuno è mai sbarcato prima. Nuova Delhi ce l’ha fatta. Dal lander ora sarà fatto scendere il piccolo rover, che esplorerà i dintorni di una regione molto interessante, che sarà obiettivo dell’esplorazione lunare nei prossimi anni anche dei programmi americano e cinese. La missione durerà poco meno di due settimane, fino a quando la luce solare toccherà il sito di allunaggio, durante le quali Chandrayaan sarà in grado di ricaricare le batterie con i suoi pannelli solari. In questo tempo, gli strumenti del lander e del rover analizzeranno l’ambiente e il suolo, a caccia, tra le altre cose, della presenza di ghiaccio d’acqua.

Prima di scendere, la sonda ha scattato immagini con la sua camera per individuare, nelle orbite precedenti, un sito idoneo, privo di massi, pendii e asperità che potessero fare perdere equilibrio e stabilità una volta toccato il suolo. La scansione è durata fino a pochi secondi prima del touchdown. Il lander ha da solo valutato se e dove fosse più opportuno posarsi grazie all’intelligenza artificiale.

Il lander possiede tre strumenti, per analizzare le particelle nel vuoto, un esperimento per misurare le proprietà termiche del suolo e un sismometro. A rover, un robottino da 26 chili, il compito di analizzare la composizione della superficie, i minerali che la compongono e la presenza di ghiaccio d’acqua, che in quelle zone dovrebbe trovarsi nelle parti perennemente in ombra, soprattutto in fondo ai crateri.

Chandrayaan-3 è una piccola missione ma ce l’ha fatta. È riuscita dove la missione russa ha fallito pochi giorni addietro. L’India si fa largo nello spazio che conta. Essere riuscita dopo aver fallito la stessa impresa quattro anni fa, quando Chandrayaan-2 è andata perduta nel tentativo, avere conquistato il polo sud lunare, dove nessuno era mai sbarcato, dopo i fallimenti israeliano, giapponese e russo, è un passo decisivo nel programma spaziale di Nuova Delhi. Dieci anni fa, l’Agenzia spaziale indiana ha lanciato e messo in orbita attorno a Marte il satellite Mars orbiter mission (Mom). Quarta potenza ad arrivare dalle parti del Pianeta rosso, la prima asiatica e la prima in assoluto a riuscirci al primo tentativo.

Dal 2017, possiede un vettore di media potenza per lanciare carichi fino a dieci tonnellate in orbita bassa, Lvm3, ma sarà in grado di portare in orbita terrestre i primi astronauti indiani che decolleranno dal suolo indiano. Per questo sta sviluppando Gaganyaan, un veicolo per equipaggio che verrà testato, vuoto, probabilmente nel 2024, per arrivare alla prima missione spaziale umana Made in India nel 2025. Lo stesso razzo Lvm3 ha sostituito la Soyuz per il lancio dei satelliti della costellazione di internet globale britannica OneWeb, in un segmento di mercato che può fare concorrenza all’Europa e in misura ridotta a SpaceX. L’India ha preso una posizione, firmando di recente gli Artemis accords, come partner dell’esplorazione lunare con gli americani.