Undici donne di altri tempi raccontate da Anna Grillo

Il libro dal titolo evocativo, “Tremuli sogni all’alba” fresco di stampa (Meligrana Editore), è stato presentato in anteprima a Rombiolo (Palazzo Domenico Contartese), nel pomeriggio di venerdì 21 luglio, grazie all’impegno della Pro Loco. Sono 11 racconti di donne frutto della ricerca della scrittrice di Briatico in cui emergono aspetti antropologici e sociali di un periodo storico che parte dal primo Novecento, in cui predominano strutture e retaggi di una mentalità che affonda le radici nel Medioevo. Ma nell’attuale società dove la donna ha avuto la possibilità di emanciparsi e di assumere cariche di responsabilità politica  importante, la sua sensibilità non incide per invertire un sistema mediatico di potere culturale e produttivo al maschile che sta portando l’umanità alla sua autodistruzione

La donna, il suo ruolo economico, sociale e culturale in particolare  nel territorio di Briatico, durante la prima metà del Novecento. Uno spaccato contenuto nel libro “Tremuli sogni all’alba” scritto da Anna Grillo. Il libro è stato presentato (prima uscita) venerdì, 21 luglio, nei locali del vecchio municipio a Rombiolo, Palazzo “Domenico Contartese”. La significativa partecipazione di pubblico ha contrassegnato la presentazione organizzata dalla Pro Loco di Rombiolo in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

Dopo i saluti dell’assessore alla cultura Caterina Contartese e quelli del presidente della Pro Loco Antonio Sangeniti, i quali hanno messo in luce l’intensa attività svolta dall’associazione nell’ambito culturale, ha introdotto i temi e il significato del libro Mariangela Preta (direttore artistico del progetto “La Calabria delle donne”) e autrice del libro Donne di Carta scritto insieme a Stefania Mancuso. Nel suo intervento ha messo in rilievo come sia importante che la donna prenda consapevolezza e che le comunità diano importanza alle figure di donne che hanno lasciato dei segni come ad esempio alcune figure femminili di Rombiolo. È stata ricordata Concetta Pontorieri e Anna Panzitta.

A  presentare il libro Annunciato Larosa (componente della Pro Loco) che ha messo in luce alcune storie di donne delle 11 presenti nel libro, come nei racconti “Emma”, “Il podere dei gelsi”, “La mugnaia”, “La magara”. Sono storie di vita vissuta che la scrittrice ha raccolto applicando il criterio della verisimiglianza, facendo così un prezioso lavoro di ricerca antropologica e sociologica. Larosa ha inoltre messo in luce alcune strutture o modelli che hanno caratterizzato i rapporti familiari e sociali dei nostri territori, come il patriarcato e il matriarcato, i matrimoni combinati e le cosiddette “fuitine” con il corredo di mentalità e di retaggi medievali. In particolare dal dialogo sono merse alcune storie con al centro il tema dei rapporti sentimentali contrastati; e poi donne che si sono rassegnate al loro destino ma anche figure femminili che hanno reagito imponendo la loro personalità.  Come ha spiegato l’autrice, questi racconti si svolgono in un contesto dove ad essere protagonista è la natura con il suo linguaggio che va a caratterizzare l’intreccio delle vicende narrate. Il dialogo che si è svolto tra Annunciato Larosa e Anna Grillo è stato caratterizzato dalle lettura di alcuni brani fatte da Alessia Gerace ed Elena Solano (componenti della Pro Loco di Rombiolo). Entrambe hanno messo in luce la scrittura semplice di Anna Grillo, con uno stile essenziale ma capace di condensare tante emozioni e sentimenti, grazie anche alla vena descrittiva di Anna Grillo che si porta dentro l’amore per la poesia.

I racconti focalizzano la donna nel contesto di una società calabrese della prima metà del ‘900 recuperando delle figure e delle esperienze che ci fanno riflettere sulla condizione femminile nella società del consumismo. Da una parte i progressi nei diritti, raggiungendo la libertà e l’autonomia grazie al lavoro e alla consapevolezza del proprio ruolo, essendosi emancipata da certi retaggi che la sottomettevano al potere maschile; ma dall’altra è ritornata ad essere oggetto di un modello mediatico e sociale che usa il corpo delle donne come vetrina di mercificazione. Anche le donne che hanno ruoli di responsabilità nelle istituzioni o nelle società, sono vittime di un sistema di potere al maschile che possiamo definirlo come folle, demente, in quanto sta mettendo in pericolo il futuro dell’umanità sia nella sopravvivenza fisica dell’uomo che vive nel continuo pericolo a causa delle armi che potrebbero distruggere il mondo in un batter d’occhio, sia per i costi insostenibili dello sfruttamento delle risorse ambientali e degli esseri umani. Il mondo attuale soprattutto occidentale, preda del modello neocapitalista della finanza speculativa, si nutre di sfruttamento e di ingiustizie, con la perdita evidente dei fondamentali dei valori etici e dei diritti umani, avrebbe invece necessità di un mutamento proprio attraverso la sensibilità al femminile. Invece è bandita nei posti di potere. Quindi, se da una parte la donna è riuscita ad emergere, dall’altra non ha alcun ruolo politico, culturale o sociale per invertire la rotta suicida di questo assurdo e folle modello imperialista che impone il suo dominio attraverso il controllo plutocratico e oligarchico dei mass media (sempre più potente grazie al progresso tecnologico) e delle molteplici attività produttive e culturali, facendo crescere a livello globale un individualismo ed esibizionismo ormai fuori controllo che si è trasformato in psicosi collettiva social imitando il culto della personalità dei regimi totalitari, causando aggressività, mancanza di rispetto della sacralità della vita, discriminazione, violenza e ingiustizia in modo molto più subdolo, con nuove forme di schiavitù sociale che abbracciano ampie fasce di popolazione. Basta solo osservare le figure femminili attualmente al potere sia a livello nazionale (che siano nel governo o nelle finte opposizioni), sia a livello europeo, come sono costrette a recitare un ruolo (già scritto in un copione preparato altrove) che nulla ha a che fare con la sensibilità che dovrebbe contrassegnare la donna. Siamo in perfetta sintonia con quanto aveva profetizzato Luigi Pirandello quando ha fotografato la nuova società che era uscita dalla seconda rivoluzione industriale con il dominio del modello borghese, pietrificata dalla nuova medusa, la maschera, con la crisi profonda dell’identità. Oppure i vari complessi e le psicosi che sono stati identificati con la psicoanalisi da Sigmund Freud. Da allora è un copione che non è mai cambiato, tranne gli attori: con il grottesco e paradossale “Sei personaggi in cerca d’autore” che cercano di recitare “il giuoco delle parti”, e ancora “Ciascuno a suo modo”, ed infine “Stasera si recita a soggetto” che completa la trilogia del “teatro nel teatro”. D’altronde già Wiliam Shakespeare aveva coniato un motto profetico che compariva sul famoso “Globe theatre” (1599), Totus mundus agit histrionem, “tutto il mondo è una recita”. E la scena mediatica e politica è piena di istrioni e istrionesse.