Anna Maria Scarfò e gli abusi sessuali subiti a Taurianova

Le associazioni si uniscono e lanciano il loro appello “Insieme per Anna Maria”, questo lo slogan. L’Anna Maria per cui nove associazioni calabresi lottano é una giovane donna di San Martino di Taurianova, nella piana di Gioia Tauro, balzata qualche anno fa, nel 2003, all’onore della cronaca, perchè un giorno fu capace di dire basta e di denunciare chi per tre anni aveva abusato di lei, e manifestava apertamente l’intenzione di fare lo stesso anche alla sorella minore.

Fu allora che Anna Maria denunciò, denunciò e li fece arrestare. In una regione in cui il silenzio è la cifra, quel coraggio, ribadito anche in un libro, “Malanova”, fece scalpore. L’omertà domina soprana, sopratutto in un piccolo paese, sopratutto quando gli uomini che accusi sono mariti, fidanzati, figli, e poi la colpa, si sa, è sempre della donna. Da lì insulti, minacce, persino l’uccisione del suo cane. Dapprima arrivò la decisione del questore di Reggio Calabria di emettere alcuni provvedimenti di ammonimento verso alcuni familiari degli arrestati, poi arrivò nel 2008 il programma di protezione e dal 2010 il trasferimento con la sorella in un altro paese.

Ora sono in corso le udienze al Tribunale di Palmi, nella sezione distaccata di Cinquefrondi, in cui sedici devono rispondere di minacce ingiurie e molestie nei confronti di Anna Maria Scarfò. Di nuovo sola di fronte ai suoi aguzzini, dunque? Non proprio, perchè le associazioni si sono raccolte intorno a lei. Dapprima la Fondazione Filianoti, poi a una a una tutte le altre otto si sono unite al grido di “riappropriamoci della nostra terra con un gesto di civiltà”. Alla scorsa udienza, il 20 febbraio, più di venti erano le donne che Anna Maria ha visto al suo fianco, e per la prossima, il 27 febbraio, contano di essere molte di più.