Gioia Tauro Porto, referendum vince il si perde la politica

“Mentre i sindacati confederali esultano per la vittoria del si, la politica dovrebbe recitare il mea culpa e chiedere scusa ai lavoratori ed alla Calabria intera. Quanti impegni sono stati disattesi e quante parole sono state sprecate in tutti questi anni sullo sviluppo del Porto e sulle prospettive occupazionali che avrebbe dovuto rivestire non solo per la Piana di Gioia Tauro, ma per la Calabria tutta. Si sono succeduti Governi nazionali e regionali sia di centro-destra che di centro-sinistra e nulla di concreto è stato fatto per risollevarne le sorti, tanto che si può tranquillamente affermare che se una vera vincitrice ad oggi c’è stata, quella si chiama ndrangheta. La forza politico-contrattuale dei nostri parlamentari a Roma è stata pari a zero, perché non si è avuta la capacità di imporre scelte decisive per il rilancio del Porto, a differenza di quanto riesce a fare la Lega Nord per gli interessi della Padania e dei suoi abitanti. Chi pensa che il Porto possa essere salvato solo dalla Calabria, commette un grave errore politico perché sono Tremonti e Berlusconi che devono porre al centro dell’agenda di Governo il problema calabrese che passa dalla lotta alla criminalità allo sviluppo dello scalo di Gioia Tauro. L’accordo che stanno siglando sindacati e Mct, rappresenta la più grande sconfitta della politica calabrese e poco conta quello che è stato deciso al tavolo nazionale circa venti giorno fa se non seguiranno fatti concreti e se gli attori sono più o meno sempre gli stessi che nel 2008 avevano esultato per i circa 50 milioni di euro che l’allora ministro dei trasporti Bianchi finanziò per Gioia Tauro, considerato che quei lavori, che si sarebbero dovuti concludere nel 2012, non hanno vergognosamente mai avuto inizio. Rfi Trenitalia sta puntando tutto su Genova e Trieste, abbandonando la Calabria, senza che i parlamentari calabresi ed il Presidente Scopelliti abbiano chiesto una chiara inversione di rotta considerato appunto che nel 2008 vi erano stati appositi finanziamenti finalizzati anche a collegare la rete ferroviaria con il porto di Gioia Tauro. Ad oggi, purtroppo, l’unica certezza sono gli incentivi dati alla MCT per scongiurare la messa in mobilità dei lavoratori, senza che questa abbia alcun obbligo fra un anno di reintegro dei lavoratori messi in Cigs e senza che le venga chiesto di lasciare una parte della banchina per altri investitori, i quali, a cominciare dalla Msc sono i benvenuti a Gioia Tauro, dove i lavoratori sapranno dimostrare di lavorare al meglio, come sempre responsabilmente hanno fatto, purché dotati di tutti gli strumenti innovativi che da tempo si utilizzano negli altri porti italiani e d’Europa. Intanto, domani mattina  i lavoratori si troveranno in cassa integrazione e si porranno la stessa domanda di parecchi anni fa: quale futuro ci attende?”. Lo scrive in una nota stampa Giuseppe Longo, consigliere provinciale reggino in quota Prc.