Italiani all’estero: quali sono le professioni più richieste

Negli ultimi anni sempre più giovani stanno abbandonando il nostro Paese per andare a lavorare all’estero. Le difficoltà sono aumentate e in altre realtà determinati lavori sono più richiesti e meglio retribuiti, non è un caso infatti che trovare un’occupazione all’estero sia una tendenza maggiormente di coloro che si sono appena laureati e di coloro che hanno iniziato a lavorare da poco. Secondo i dati riportati dagli studi più recenti del Ministero dell’Università e dell’Istat, infatti, la cosiddetta fuga di cervelli riguarda tra il 5 e l’8% dei laureati italiani. Questa percentuale è aumentata in particolar modo negli ultimi due anni, mentre sembra non aumentare la percentuale di laureati nel nostro Paese, momentaneamente pari al 28% contro la media Ocse del 40%. Mentre coloro che vanno via dalle regioni settentrionali vengono sostituiti da quelli che si trasferiscono dal Sud, le regioni meridionali si sono in un certo senso svuotate, con una minor presenza di giovani in particolar modo in città come Napoli e Palermo.

Quali sono le professioni più richieste all’estero e i vantaggi nel trasferirsi

Come abbiamo già detto in precedenza, una delle ragioni principali per le quali un giovane italiano si trasferisce all’estero è quella economica. Da fuori, così come nel nostro Paese, non mancano di certo le richieste di profili come medici, ingegneri o di figure esperte nel mondo del digitale, tuttavia all’estero la retribuzione è molto spesso più elevata. Prendendo i dati del 2022, ad esempio, vediamo come in Italia un neolaureato di secondo livello che ha iniziato a lavorare da circa un anno prenda uno stipendio medio di 1.366 euro, mentre sempre in questo senso lo stipendio medio per chi lavora da 5 anni o più raggiunge i 1.697 euro. Secondo quanto riportato dall’ultima indagine di AlmaLaurea, invece, chi si laurea nel nostro Paese e poi va a lavorare all’estero arriva a guadagnare mediamente circa 600 euro in più rispetto a quelli che guadagnerebbe qui. Ovviamente un cittadino italiano che si laurea in Italia e trova un’occupazione aldilà dei confini non porta ricchezza al Paese, motivo per il quale la fuga di cervelli ci costa ogni anno l’1% del Pil.

Come trovare lavoro all’estero

Nonostante quanto detto fino ad ora, non bisogna farsi prendere eccessivamente dalla voglia di scappare all’estero, perché si rischierebbe di non analizzare al meglio la scelta e di non trovarsi bene. Non è tutto oro ciò che luccica. In ogni caso, infatti, un primo errore da evitare è quello di non raccogliere informazioni sufficienti sul ruolo che si vuole ricoprire e sull’azienda per la quale ci si candida, sui suoi lavoratori e sull’ambiente lavorativo. Inoltre, considerando le tantissime richieste e candidature ogni giorno, è importantissimo prestare particolare attenzione al proprio CV. Si tratta del biglietto da visita di qualunque aspirante lavoratore, per questo è essenziale presentare un CV ben scritto utilizzando modelli di curriculum vitae come quelli di CVapp. Dopodiché, è fondamentale raccogliere più informazioni possibili anche su alcune questioni pratiche come la patente o la carta di credito internazionale. Per quanto riguarda la prima, infatti, occorre tenere bene a mente che ogni Paese ha un Codice della strada specifico e che ci sono regole ben precise che possono essere anche diverse dalle nostre. L’aspetto ancora più importante, trattandosi dell’estero, è superare le barriere linguistiche, prepararsi a quelle che potrebbero essere le difficoltà alle quali dovremo andare incontro. Conoscere già di base la lingua è senza ombra di dubbio un punto a favore, ma a rendere le cose più complicate potrebbero essere il dialetto e lo slang del posto. Detto ciò, nonostante trovare lavoro ad oggi risulti paradossalmente più semplice all’estero rispetto al nostro Paese, c’è da sottolineare il fatto che negli ultimi mesi il tasso sulla disoccupazione in Italia ha registrato un leggero calo. Secondo gli ultimi dati Istat, l’occupazione nel 2023 rispetto al 2022 è cresciuta dell’1,7%.