Progetto di fusione delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero: spunti di riflessione

Il Fiume Crati che attraversa la Città di Cosenza.

Riceviamo e pubblichiamo una nota di un cittadino di Rende (Cosenza) sul progetto di fusione tra Comuni. Ecco di seguito il testo.

“Gli spunti di riflessione che il progetto di fusione delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero offre sono molteplici e, a leggere la proposta di legge regionale a firma Caputo & C., nessuno di questi spunti è stato neanche minimamente sfiorato dai relatori. Il primo è semplice. Perché? Perché un cittadino che abita a Cosenza, a Rende o a Castrolibero, dovrebbe essere favorevole ad un progetto di fusione. E perché non favorevole? Si possono limitare i motivi del SI ad un superficiale “incassiamo 160 ml di maggiori finanziamenti ministeriali”. Si possono denigrare i motivi del NO alle solite difese di campanile. C’è altro del quale si dovrebbe discutere prima di un passo storico? Si può bloccare sul nascere una voglia di discussione sull’argomento, con un semplicistico “lasciamo che siano i cittadini a decidere”, senza avere messo mano al successivo quesito,“a decidere su cosa”? Sull’argomento esiste un’unica certezza sulla quale sono tutti in sintonia: la conurbazione di fatto delle città è già in essere. Una volta esaurito ogni centimetro quadro del capoluogo bruzio, era fisiologico che la crescita si concentrasse a nord. E verso nord è andato. E lo ha fatto con ordine, con regole stringenti ma efficaci, evitando scempi di cui possono dare testimonianze oggi le zone costiere tirreniche. E tutto ciò porta al secondo spunto di riflessione: la politica ha suo ruolo rispetto a questo progetto, o possiamo lasciare ad un semplice “lasciamo che siano i cittadini a decidere”. Lo sviluppo urbano degli anni ‘80, verso nord, ha seguito i servizi. La capacità di visione programmatica è un primo elemento sul quale il progetto di fusione DEVE dare risposte. Il cittadino non distratto, ha il diritto di sapere che significa creare un soggetto unico. Non è una questione di nome, di gonfalone, di chiamarsi cittadino “grande cosentino” piuttosto che “castroliberese”. Lo sviluppo urbano degli anni ’80 ha seguito questa strada, offrendo una scelta di vita legata alla qualità dei servizi offerti a supporto dei residenti, agli spazi ampi di verde gestiti con una visione moderna. Il cittadino che negli anni ’80 ha scelto Rende come città di residenza, ha seguito questa scelta di vita. Al cittadino che oggi si esprime sulla fusione, questa scelta si deve garantire. Con il sentore che oggi, questa esigenza di qualità della vita, sia avvertita forse ancora più di ieri. Hai voglia di provare a calare dall’alto una decisione. E a nulla valgono le sirene dei maggiori contributi ministeriali. La storia ci insegna che se non hai capacità amministrativa, non ci sono trasferimenti ministeriali che bastino. Di pochi giorni fa l’appello del Sindaco di Corigliano Rossano che giudica come assolutamente insufficienti i contributi ministeriali attualmente previsti, rispetto alle esigenze di un “mostro amministrativo” come quello derivato dal processo di fusione. Che fare! Affidarsi al buon senso. La Calabria oggi è composta da oltre 400 Comuni, di cui circa il 20% conta un numero di abitanti al di sotto dei mille. Siamo sicuri che le urgenze di riassetto del territoriale calabrese debbano necessariamente partire dalle grandi città. L’Ente Comune è la realtà che è più prossima al cittadino, che chiede al proprio sindaco eletto, il più delle volte conosciuto personalmente, strade pulite, servizi di raccolta urbana differenziata che funzionino, scuole sicure e efficienti per i propri figli, così come ogni altro tipo di servizio. Le perplessità che più le realtà crescano in grandezza, più si perda questo senso di rappresentanza/rappresentato sono reali. La regione Calabria, se vuole ritagliarsi questo ruolo di guida rispetto alla riorganizzazione dell’assetto del territorio, valuti la possibilità di uno studio, da affidare magari alle nostre eccellenti università, di riassetto generale del territorio, con ipotesi di fusione tra piccole realtà, al fine di arrivare ad una considerevole diminuzione dei comuni, e la creazione di realtà che siano veramente espressione diretta dei cittadini e del territorio, ma che nel contempo abbiano le risorse umane e strutturali necessarie a sopravvivere. Sul progetto di fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero esiste una garanzia di riuscita rispetto ad un rischio di fallimento. La garanzia di riuscita è data dalla strada della unione dei comuni sui servizi, sui piani, ma soprattutto sulle regole, in un periodo a medio termine. Il rischio concreto di fallimento è avere la fretta di volere a tutti i costi affrettare ciò.

Mauro Stellato – cittadino rendese”