Politica, Ignazio La Russa eletto presidente del Senato con soli due voti da parte di FI e molti voti dall’opposizione

È iniziata ufficialmente la diciannovesima Legislatura ed il primo passaggio si è avuto con l’elezione di Ignazio La Russa (FdI) presidente del Senato (116 voti a favore). Elezione, quella del presidente del Senato, il cui nome pur essendo il più gettonato dei giorni scorsi, ha sorpreso per com’è avvenuta. Uno: per eleggerlo è bastata soltanto una votazione. Due: perché ad aver contribuito all’elezione di La Russa, presidente del Senato, ci sono stati molti voti provenienti dall’opposizione? Tre: perché da parte di FI soltanto Silvio Berlusconi e Alberti Casellati hanno votato a favore del presidente del Senato e gli altri senatori forzisti erano assenti? Dietro il mancato voto unanime per l’elezione del presidente del Senato, quale strategia sta elaborando FI pensando all’elezione del presidente della Camera e alla nomina dei Ministri che dovranno comporre il nuovo Governo?

Non saranno certamente giorni di calma piatta nel centrodestra, non tanto per l’elezione del presidente della Camera, ma per quanto riguarda i nuovi Ministri. Silvio Berlusconi è sempre stato il leader più autorevole, per voti e carisma, del centrodestra e come tale ha gestito sempre tutto il percorso. Oggi fa parte di un centrodestra senza più la leadership e come tale si deve adeguare. Ci riuscirà il senatore Silvio Berlusconi a stare per l’intera Legislatura ad affiancare tutte le decisioni di Giorgia Meloni?

In Italia basta uno starnuto “politico” perché s’interrompa la Legislatura. Incomprensioni tra gli alleati di centrodestra stanno emergendo ancora più marcate da quando si è iniziato a parlare di presidenti delle Camere e Ministri. La Lega non è da meno nel rivendicare alcune posizioni di prestigio nel nuovo Governo.

L’elezione del senatore La Russa a presidente del Senato apre un portone a nuove elezioni entro la prossima primavera o un rimpasto della Maggioranza per allungare la vita della diciannovesima Legislatura. Le “macedonie politiche” in Italia non rappresentano una novità, crearne un’altra nei prossimi mesi non sarebbe un’eccezione ma la continuazione di una regola.