In Settembre

Vincenzo Calafiore

In settembre

Di Vincenzo Calafiore

2Settembre 2022 Udine

Da una delle finestre, il sole discretamente cacciava l’ombra, di cui ho sempre amato circondarmi. Mentre la luce del giorno impediva la concentrazione, essa in realtà consolava in me e nelle cose, la paura, il terrore di essere senza infinito.

Era appunto nella penombra che la presenza della bella sconosciuta mi pareva prendesse forma da ogni parte, ma soprattutto dal nulla, ecco che una qualsiasi cosa ne evocava l’ambiguità, la bellezza.

Rimanevo in silenzio.

Più venivo turbato dalle suggestioni del vuoto, più fissavo intensamente di fronte a me , in cerca di qualcosa, le mie mani nervose, con l’ansia di contatto.

Mi chiedevo cosa stessi cercando.

Un giorno capii. Io mi immedesimavo nel desiderio stesso che mi aveva condotto tra le braccia della sconosciuta; il desiderio della bella sconosciuta che continuasse nel tempo. Fu proprio questo a sollecitare il desiderio di identificarla, un’emozione vissuta fino in fondo amare quella donna, chiunque essa fosse, era ormai fissata nella mente in modo che nessun altro potesse portarmela via.

Era dunque l’amore che si materializzava ai miei occhi, era come cercare vita dietro la vita!

La paura è quella di quegli uomini che pur sapendo amare a loro volta non sono amati. Lei mai mi aveva guardato come io con la mia intensità l’ho sempre guardata, nemmeno la prima volta.

Non ho mai dato particolare importanza ai sogni. Forse sarà vero che, attraverso di essi, si penetra nella vita mentale e sul loro modello si formano i desideri, ma ho sempre sofferto di solitudini atroci; resta il fatto che, lei è un sogno che sempre si ripete.

Nel buio lei mi abbraccia, mi bacia, ha i potere di convincermi che solo la felicità ci ha unito, ogni dolore svanisce, così le tempeste, il silenzio, per lasciare posto alla voluttà con cui le cose ricominciano … nella realtà sono solo, nel sogno mai, la chiamo per nome. Anche il suo corpo è prodigale tanto da darmi la certezza che il mio futuro vivrà d’amore con tutta la sua sensualità, col suo odore di donna che si aggira attorno a me, tranquillizza la coscienza del sogno!

In fondo la vita non è stata che un’opera buffa, l’errore forse fu eseguirla come tragedia.

La vita che orchestrale svista!

Il gineceo applaude, è un’ovazione, ma d’incanto lei si fa attenta e silenziosa. Intuisco che anche da me s’aspetta un’ovazione … la difficoltà del sogno aumenta, il cuore prende a battermi forte, finché un senso di gelo non mi aprì la mente, la vita è un giorno gioioso, pieno di ritorni prodigiosi, piena di amore non può essere cancellata, sorretta com’è dagli angeli che in essa volano abbracciandosi e baciandosi, con la stessa carnale magia della mia donna.

Solo tra le rovine di Cnosso e di Festo, nella luce cretese, ho ritrovato la felicità fisica e spirituale, la stessa fantasia affollata di “ azzurri” nell’inventarsi la vita per la vita!

Questa è lei!

Negli angeli, dunque la riconobbi, impastato anch’io, geneticamente dei colori dell’amore: i rosa mattinali, i viola, i bianchi sconfinati delle nubi.

Il suo bacio, mi investì con una tale intensità che provai la vertigine di quel trapasso di figure dalla terra ai cieli.

E’ non si tratta di un trionfo mistico, è un felice perdizione corporale e mentale nell’abisso rovesciato del tempo.

Amo o Amare, Amarti ….. come mettersi a testa in giù è un po’ folle ma è vita!