L’Infinito

L’Infinito

 

Di Vincenzo Calafiore

23 Giugno 2022 Udine

 

“ … l’infinito è una malattia

ma è anche qualcosa di meraviglioso.

Pensare e andare verso l’infinito

è il superamento del limite, uscire

da se stessi e salire verso il cielo,

superare il mondo di Dio, andare oltre

ogni limite religioso e fantastico, e

perdersi nell’aria.

Come nell’amare una donna o

perdersi negli occhi suoi …

Come non amare l’infinito in una

Donna? “

Vincenzo Calafiore

 

In un angolo della scrivania la mia Olivetti: la Lettera 32, meravigliosa, su cui ho scritto per anni, e ancora adesso nonostante l’avvento del computer.

Chissà quante parole ci avrò scritto, tre milioni, cinque? E comunque è sempre lì in tutta la sua silenziosa bellezza, la mia compagna fedele nelle mie notti bianche, con quel suo ticchettio delle lettere battenti sul rullo.

E’ la consapevolezza della “ parola “ poiché scrivendo con questa macchina, si ha il tempo di meditare, pensare al significato con l’uso delle parole.

A volte questa consapevolezza, specie quando si trattano argomenti come la vita, l’amore, emerge dalle acque di un mare grande che si chiama: anima! (Nella Grecia antica si faceva a volte riferimento all’anima con il termine psyche, che analogamente ad anemos significa «respirare», «soffiare».)  Quindi anima è sinonimo di vita, amore!

Prima di amare una donna è necessario esplorare e imparare a conoscere il suo infinito dentro che inevitabilmente condurrà per mano a scoprire e ad amare la sua anima.

Ecco perché la “ donna “ personalmente è da me definita: infinito !

Prendere consapevolezza e coscienza che la donna è un tempo arcaico di mille memorie, metafisico se si vuole, per aggettarsi in una spirale infaticabile che assorbe ogni cosa dell’altro, tracimando nel livore delle luci negli occhi, anime e labbra.

Così si offre “ il canto antico “ del mare ( anima ), quel suo frangersi su labbra e occhi, l’agonizzare lento tra le pieghe della memoria …. Che restituisce materia di un segreto con l’intento di lasciare sospesa nell’aria un’esile, un’impercettibile traccia di felicità da prendersi nell’esiguo tempo di un battere di ciglia.

“ Ti amo “ è quel sentire in se l’altra anima, è un giuramento d’amore che si proietta sulla vita attraverso lo scandaglio del – verbo – nella bellissima veste serale di certi cieli calactini, spirituali per certi versi; un verbo padrone di un forte registro poetico che, espunti i calchi di un sentire forte dentro, su sensi crepuscolare.

Amare una donna significa espandersi in una serena armonia, lieve e soave!

Ti amo! L’ipermetro, punteggiato da intime felicità pronta a pervadere l’asserare denso del giorno … ed è un compiersi del destino! Con la stessa malinconia del vissuto.

Si dipana così il soffio del mondo nella sua mortale miseria, in quell’acredine emersa dall’inconfutabile “ legge della fine “