Rete di sensori-termometro sottomarini per monitorare la salute del Mediterraneo

relax al mare

Mare Mediterraneo osservato speciale grazie ad una rete di sensori-termometro sottomarini. Questo strumenti consentono di misurare ogni quarto d’ora le temperature del mar Tirreno per stabilire l’impatto del surriscaldamento globale sugli ecosistemi sommersi.

Il progetto Medfever (partecipano l’associazione MedSharks, Enea quale partner scientifico , l’azienda Lush e un gruppo di subacquei volontari provenienti da centri immersione di Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) consente di misurare la “febbre” del nostro mare. Infatti i termometri marini acquisiscono le temperature dell’intera colonna d’acqua (non rilevate dai satelliti) e per questo sono collocati, sia a largo che sotto costa, in dieci punti strategici del Mar Tirreno: Castellammare di Stabia e Marina di Camerota (Campania), isola del Giglio (Toscana), Nettuno e isola di Ponza (Lazio), Scilla (Calabria), isola di Ustica (Sicilia), Santa Teresa di Gallura, Porto Rotondo e Villasimius (Sardegna).

Ernesto Napolitano, oceanografo del laboratorio di modellistica climatica e impatti dell’Enea, in un’intervista spiega come i termometri sottomarini siano “uno strumento di indagine molto prezioso per conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione, migliorare le nostre previsioni e misurare l’impatto del riscaldamento marino anche su settori quali turismo, trasporti, commercio marittimo e, in particolare, sulla produzione di energia dalle correnti e dalle onde marine, un settore al quale stiamo lavorando da anni nell’ambito degli accordi di programma con il Ministero dello Sviluppo Economico”.

“Il mare è il termosifone del pianeta, una grande riserva di calore che fornisce energia al sistema climatico; le eventuali anomalie spesso si traducono in estati sempre più calde ed eventi sempre più estremi”, sottolinea Eleonora de Sabata presidente di MedSharks e coordinatrice del progetto. “Da qui l’importanza di monitorare la temperatura del Mediterraneo con strumentazioni ad hoc anche molto complesse da installare e gestire”.

In base ad uno studio elaborato da un gruppo internazionale di scienziati tra cui ricercatori Enea, il Mediterraneo è il bacino con il tasso di riscaldamento e di variazione di salinità maggiori al mondo ed è diventato un vero e proprio hot spot del riscaldamento degli oceani, con un progressivo interessamento degli strati più profondi.