In Italia oltre 6 mila persone tra quelle denunciate come scomparse nel 2020 risultano irrintracciabili

I dati squarciano il velo sulla questione delle persone scomparse in Italia. Si tratta di un fenomeno strutturale. Solo lo scorso anno sono state presentate 13.527 denunce di scomparsa: 7.473 persone sono state ritrovate (il dato comprende le persone ritrovate morte), mentre ci sono 6.054 persone che risultano ancora irrintracciabili. Il 74,4% sono maschi, il 25,6% femmine; 55,6% stranieri e 44,4% italiani. Seimila persone sono un numero considerevole: cinquecento al mese, sedici ogni giorno.

“È un fenomeno sociale spesso sottovalutato, ma con numeri importanti: dal 1974 ad oggi sono scomparse 63 mila persone ancora da ritrovare”. Ne parla la prefetta Silvana Riccio, commissaria straordinaria per le persone scomparse. Riccio guida un gruppo di funzionari e tecnici specializzati che hanno il compito di aiutare le prefetture a coordinare le ricerche. La loro analisi di migliaia di casi ha contribuito a indagare il fenomeno in modo molto approfondito e a realizzare protocolli di intervento utili per le indagini e le operazioni di ricerca sul campo.

“La maggior parte degli scomparsi, il 57%, sono minori” spiega Riccio. “È un tema particolarmente delicato. Stiamo parlando di persone fragili: molti minori sono stranieri non accompagnati che scappano dai centri di accoglienza e oltrepassano i confini italiani diretti verso il Nord Europa, da famigliari o amici, ma ci sono anche molti casi di minori italiani in fuga da situazioni di disagio, da problemi e tensioni familiari. I dati ci aiutano nel nostro lavoro, anche se non riescono a mostrare l’eccezionalità di ogni singola vicenda”.

Secondo quanto dichiarato nelle denunce, 10.738 persone sono scomparse per “allontanamento volontario”, casi su cui le forze dell’ordine sono chiamate ad indagare, in 1.418 casi non è stata determinata la causa, 689 persone hanno disturbi psicologici, 571 sono scappati da istituti o comunità, 73 sono i minori sottratti al coniuge o a un altro congiunto, 38 le possibili vittime di reato. È molto complesso affrontare tutti questi casi, non solo perché sono tanti. Ogni persona scomparsa ha una storia particolare, che deve essere indagata con attenzione, perché spesso il confine tra la scomparsa e l’allontanamento volontario non è ben definito. Quando sono coinvolti minori serve maggiore cautela, così come nei casi in cui la persona ha subìto minacce. La percentuale di persone scomparse che vengono ritrovate morte non è pubblica.

Quando viene presentata una denuncia, le forze dell’ordine sono obbligate a iniziare le indagini, a comunicare la scomparsa alla prefettura e a inserire i dati dettagliati nella piattaforma che raccoglie tutte le denunce analizzate dalla struttura commissariale. Da una prima analisi si cerca di capire se la situazione è molto critica come nel caso di possibili vittime di reato, persone affette da disturbi neurodegenerativi, psichici o che in passato hanno manifestato una propensione al suicidio. La stessa attenzione viene riservata ai minori. Tutti questi casi vengono considerati a rischio e viene escluso l’allontanamento volontario.

La prefettura è chiamata ad attuare il piano provinciale per la ricerca delle persone scomparse. Il piano è diverso per ogni territorio e viene studiato sulla base di caratteristiche geografiche e morfologiche. Se la provincia si trova in una zona montuosa vengono coinvolti il soccorso alpino e le squadre dei vigili del fuoco, mentre su coste, laghi o fiumi sono allertate anche altre squadre specializzate nella ricerca in acqua come la guardia costiera o il nucleo sommozzatori. Il piano contiene anche indicazioni più dettagliate sull’eventuale coinvolgimento dei volontari della Protezione civile e sui mezzi da utilizzare.

Negli ultimi anni il progresso tecnologico ha contribuito a rendere le ricerche più efficaci. Infatti vengono usate mappe satellitari sempre più dettagliate, droni per i luoghi più impervi e i cani “molecolari”, addestrati a fiutare le particelle di odori. Un altro importante sviluppo riguarda l’analisi e il confronto dei dati archiviati dalla struttura commissariale. Quest’ultimo aspetto è significativo anche nei casi di presunti allontanamenti volontari, quando una persona scompare trasferendosi all’improvviso, spesso in un’altra regione, lasciando i familiari in una situazione di incertezza.

Oggi non è facile rendersi irreperibili. In effetti l’uso dei dati e dei controlli incrociati (movimenti bancari, eventuali registrazioni di affitti e contratti per le utenze, richieste di cure alle aziende sanitarie o ai medici di famiglia) possono essere utili per rintracciare la persona scomparsa, verificare l’esplicita volontà di allontanarsi da casa ed escludere eventuali rischi per la sua salute. Queste novità, però, non hanno aiutato a far diminuire sensibilmente il numero delle denunce e delle persone ancora da ritrovare.

La velocità della denuncia è fondamentale. Prima si attivano le forze dell’ordine, anche con una chiamata al numero di emergenza 112, e più possibilità si hanno di trovare la persona scomparsa. Lo dicono i dati e l’esperienza. Un altro aspetto sottovalutato, e qui il richiamo va anche alle forze dell’ordine, riguarda i dettagli della denuncia. Per cercare una persona servono informazioni precise sulla sua vita, anche quelle che possono sembrare ininfluenti. Il contesto familiare e sociale, le frequentazioni e l’utilizzo dei profili sui social network sono sempre più importanti per le indagini, in cui può essere coinvolta anche la polizia postale per cercare di rilevare le tracce lasciate in rete.

La ricerca delle persone scomparse è uno dei pochi ambiti in cui spesso le forze dell’ordine cercano la collaborazione dei media, in particolare giornali locali e trasmissioni televisive. Chi l’ha visto? è una delle trasmissioni più longeve di Rai Tre, va in onda dal 1989 e ogni mercoledì sera viene guardata da milioni di telespettatori tra cui molti fedelissimi.