UE finanzia l’Agenzia delle Entrate per scovare gli evasori

Uno dei termini più ricorrenti nei notiziari degli ultimi anni, in modo particolare da quando hanno preso piede in maniera massiccia i social, è “algoritmo”. Una parola che rientra nel linguaggio comune degli studiosi di matematica, altro non è che una formula matematica che può essere adottata per automatizzare calcoli di ogni tipo.

Dagli algoritmi di Facebook contro gli episodi di odio online a quelli per il dating usati dalle agenzie matrimoniali per trovare l’anima, sino a quelli attuali per incrociare i dati di svariati archivi elettronici pubblici di natura finanziaria e previdenziale. In questo contesto arriva la notizia del via libera delle istituzioni di Bruxelles per finanziare con soldi pubblici europei un imponente progetto dell’Agenzia delle Entrate italiana.

Stiamo parlando del progetto dal titolo “A data driven approach to tax evasion risk analysis in Italy”, ideato e presentato dall’Agenzia delle Entrate per apportare un notevole ed auspicato potenziamento delle attività di contrasto ai fenomeni di evasione ed elusione fiscale. 

Lucia Parisi che scrive per il sito Cercotech spiega che il sistema si basa sull’intelligenza artificiale e la data visualization, in grado di processare circa 3 miliardi di dati all’anno utili allo scopo. Tecnicamente si parla di “network science”, disciplina che si occupa di sfruttare in maniera efficiente le CPU oggi disponibili nei grandi data center per incrociare enormi quantità di stringhe di informazioni contenute nei database relazionali dei numerosi enti pubblici e di quelli generati dalle transazioni commerciali (per esempio quando si paga mediante Pos o bonifico online).

Il fatto di poter creare un ecosistema tecnologico capace di imparare anche da solo a ricavare al meglio le relazioni fra soggetti contribuenti, permette di fare indagini fiscali automatizzate su larga scala con il vantaggio che i potenti server possono riuscire a ricavare legami apparentemente inesistenti o comunque difficili da identificare. In base al tipo di relazioni tra questi soggetti esaminati, si riesce a trovare le prove per l’esistenza di meccanismi di evasione oppure elusione che un singolo funzionario dell’Agenzia farebbe molta fatica a ricostruire.

Il fenomeno dell’economia sommersa pesa sempre molto sulla fragile economia italiana, come mette in luce ogni anno la Commissione per la redazione della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva del Ministero dell’Economia. Il report del 2020 evidenzia, ad esempio, come l’istituzione dell’obbligo della fatturazione elettronica abbia contribuito all’emersione di circa 2 miliardi di euro di ricavi non dichiarati; la naturale conseguenza di questo è l’incremento del gettito dell’Iva, che non può sfuggire al controllo.

L’Agenzia delle Entrate già allo stato attuale dispone ad esempio, per ogni singola annualità, di 42 milioni di dichiarazioni dei redditi, 750 milioni di informazioni comunicate da soggetti terzi (come Caf, commercialisti, enti di previdenza sociale ecc…), 400 milioni di rapporti finanziari attivi (come fidi bancari, conti correnti, portafoglio titoli per gli investimenti ecc…), 197 milioni di versamenti per mezzo del modello F24, circa 2 miliardi di fatture elettroniche e oltre 150 milioni di unità immobiliari censite.