Governo giallo/rosso aperta formalmente la crisi ma non si andrà a votare, Matteo Renzi ha vinto il primo tempo

Crisi di Governo: mettiamola, tanto per sdrammatizzare l’evento in un momento così delicato per il Paese e quindi per tutti i cittadini,  come fosse un incontro di calcio con due tempi da giocare per sapere chi vincerà. Senza alcun dubbio la prima parte della sfida tra il presidente Giuseppe Conte e il senatore Matteo Renzo (Iv) è stato aggiudicato da quest’ultimo. Le tante annunciate dimissioni delle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto sono state annunciate da Matteo Renzi nell’apposita conferenza stampa, presenti anche le ministre e sottosegretario, in serata (mercoledì 13 gennaio).

L’annuncio delle dimissioni è stato seguito da un lungo elenco di motivazioni fatte da Renzi per giustificare il perché Iv non farà più parte del Governo. I punti più importanti – ha dichiarato Renzi – il rifiuto da parte di Conte e dei pentastellati ad accettare il Mes, e la mancanza di democrazia da parte del presidente del presidente del Consiglio nel gestire le Istituzioni. La partita non è terminata con le affermazioni di Renzi giacché, come lui stesso ha affermato, non si andrà a votare e nessun ribaltone. Come disputerà, o come lo potrebbe disputare,  il secondo tempo dell’incontro Giuseppe Conte per recuperare lo svantaggio? Alle tre opzioni che sarebbero elezioni anticipate, governo di coalizione, sostituire i parlamentari di Iv con i “responsabili” (ammesso che siano sufficienti per la maggioranza) ne potrebbe esistere un’altra: il famoso incontro tra il presidente del Consiglio e Iv per tracciare un programma di fine legislatura come piacerebbe a Matteo Renzi. Un evento che troverebbe anche l’approvazione del Pd che, nella persona del segretario nazionale, Nicola Zingaretti, chiede una messa a punto dell’attività di Governo per completare la Legislatura. L’incontro si potrebbe concludere con  la conferma di Conte presidente del Consiglio, qualche cambio di Ministro, impegno a rivedere la posizione sul Mes ed evitare i continui DPCM. Partita che si chiuderebbe in parità ma che non rafforzerebbe l’azione politica di Matteo Renzi in termini elettorali. Sarebbe il politico che in ogni momento terrebbe sulle spine il Governo con altre pretese. Il 2023, fine legislatura, è ancora distante e prima di quella data altre finanziarie si devono approvare e non mancheranno le occasioni per altre rivendicazioni da parte di Renzi. Una pretesa, e non è peregrina, tornare a fare il presidente del Consiglio.