Stanchezza cronica, come superare la stagione invernale

I detti popolari che si tramandano di generazione in generazione danno per scontato un aumento della stanchezza e della mancanza di voglia di fare durante i cambi di stagione, in particolare con l’approssimarsi della stagione fredda. Questo è dovuto in primis alle condizioni ambientali che influenzano sia l’aspetto psicologico che quello fisiologico, ma può essere anche sintomo di carenze di sostanze organiche che conducono a condizioni più severe di quanto immaginiamo.

La mancanza di sole in inverno ci deprime, però non è l’unico motivo per cui siamo sempre stanchi in questo periodo dell’anno. E se dormiamo a sufficienza la notte, potrebbero esserci altri motivi giustificano spossatezza e apatia. Come ben spiegato dal capo-redattore del sito SUNDT, nell’emisfero boreale (vale a dire quello in cui si trova il nostro Paese) la depressione stagionale colpisce solo tra il 3 e il 5% degli individui, per cui le ragioni di tale stato possono essere la carenza di serotonina, mediatore chimico cerebrale che influisce su umore ed energia ed i cui livelli sono regolati dalla luce, vitamine del gruppo B per il metabolismo delle proteine e dei grassi, oppure una carenza di magnesio che contribuisce al benessere del sistema nervoso e all’equilibrio dei vari sistemi del corpo umano (omeostasi).

In termini ampi la sensazione di fatica può essere definita come una percezione di stanchezza generalizzata o mancanza di energia non correlata esclusivamente all’esaurimento. Può essere suddiviso nelle seguenti categorie, secondo la durata e la presentazione dei sintomi: 

  • affaticamento prolungato: invalidante e prolungato che dura per almeno un mese; 
  • stanchezza cronica: affaticamento invalidante e prolungato, della durata di almeno sei mesi. 

Quando la stanchezza cronica non è spiegata da altre condizioni mediche o disturbi psicologici, si suddivide in Sindrome idiopatica o Sindrome da Stanchezza Cronica.

Mentre la ricerca è ancora in corso, ci sono molte prove che suggeriscono che la sindrome da stanchezza cronica è correlata alla disautonomia, che è una parola di fantasia che significa che il tuo sistema nervoso autonomo, conosciuto anche come sistema nervoso vegetativo, è fuori controllo. Il sistema nervoso autonomo controlla cose come la frequenza cardiaca, la digestione e la temperatura corporea, aiutando a mantenere il corpo in equilibrio.

Di solito non ci sono risultati anormali in presenza della sindrome da stanchezza cronica o nella semplice stanchezza cronica per un limitato periodo di tempo. L’esame dello stato fisico e mentale, all’inizio, è volto ad escludere altre malattie. Un’attenta valutazione del medico dei deficit rivelatori di disturbi neurologici o segni di anemia, E un insufficienza cardiaca, problemi respiratori, infezioni occulte, danni al tessuto connettivo oppure la presenza di tumori deve essere ben condotta.
In assenza della sindrome da stanchezza cronica propriamente detta, la soluzione di riferimento consiste nella luminoterapia per la stimolazione dei recettori nervosi che sono in grado di restituire una migliore vitalità. A maggior ragione se si dovesse ritornare ad un nuovo periodo di lockdown, è importante tenere la mente attiva impegnata nelle più svariate attività piacevoli come accaduto a tanti italiani ai fornelli durante la quarantena.