Di Maio verso le dimissioni: i grillini si sgretolano
I grillini si sfaldano. Il partito sta scomparendo e si ventila anche una fusione a freddo con il Pd. Dopo la certa sconfitta in Calabria e in Emilia Romagna la situazione è destinata a precipitare anche con la crisi di Governo. Dipenderà anche dalla proporzione della sconfitta del Pd. Oggi è certo che agli Stati generali di marzo per i grillini finirà la gestione “monocratica e inizierà quella collegiale”. Luigi Di Maio ha provato a smentire la notizia del Fatto che lo dà per dimissionario prima delle regionali in Emilia Romagna. “Allenatore che non vince si cambia” è la battuta che più di un ministro grillino usa per commentare la “fase due” alle porte. Il diretto interessato non ha intenzione di uscire da sconfitto e umiliato. Il Ministro è convinto che dietro le voci giornalistiche che lo danno dimissionario da leader politico ci sia il premier Giuseppe Conte. Di Maio crede che la mossa di Palazzo Chigi nasca per togliere un alibi a chi in queste ore potrebbe lasciare il Movimento per andare a formare un nuovo gruppo parlamentare, quello di Fioramonti, ennesimo elemento destinato a destabilizzare la maggioranza se dovesse prendere quota. Sono tante le problematiche sul tavolo dalle nuove uscite all’orizzonte verso Lorenzo Fioramonti e il suo gruppo Eco, alla questione delle restituzioni che porteranno a nuove espulsioni e poi le sconfitte annunciate con risultati sotto al 10% alle regionali in Emilia Romagna e Calabria. La sconfitta di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna segnerebbe inevitabilmente la caduta del Conte 2. Il Capo politico potrebbe a questo punto essere propenso ad un passo di lato per una gestione collegiale del partito. Se Di Maio non sarà più capo politico non potrà nemmeno essere il capo delegazione a Palazzo Chigi. Per questo ruolo è in pole Stefano Patuanelli, titolare del Mise, volto moderato e molto stimato tra i parlamentari.