“Chiaramente visibili dallo spazio” è il nuovo album di studio di Biagio Antonacci

Milano. «Sono un artista che fa la vita della gente comune: ho la fortuna di svegliarmi tardi, vado al bar, faccio colazione, sento gli umori delle persone che si approcciano alla gioia e ai dolori; sono prima di tutto uomo e poi artista perché arrivo dalla periferia, ho lavorato in cantiere per otto anni da geometra prima di intraprendere questo mestiere, conosco l’importanza del denaro e mi sento nobile dentro». Lo ha sostenuto Biagio Antonacci alla presentazione dell’album di studio, in uscita venerdì 29 novembre, intitolato “Chiaramente visibili dallo spazio”, anticipato dal brano “Ci siamo capiti male”. «Mi piaceva dare spazio e fare uno spot a delle ragazze che fanno fino a otto ore al giorno di allenamento – ha attaccato – Il video di questo brano vede la partecipazione delle azzurre della Nazionale Italiana di Nuoto Sincronizzato che sono diventate vice campionesse del mondo nel luglio scorso a Gwangju in Corea del Sud, conquistando la prima medaglia mondiale di squadra della storia nella finale degli highlight routine. In fin dei conti un bambino nella pancia della mamma vive in acqua che è perciò la vita».

Questo album di inediti mostra un Biagio Antonacci maturo e profondo. «È un disco molto suonato, registrato in studi diversi a New York, Bologna, Milano e Brescia con l’intenzione di fare sempre di più il cantautore – ha osservato – Se vogliamo, è un po’ più minimalista e difficile da raccontare, realizzato con lo stesso entusiasmo del primo». In trenta anni di carriera Antonacci ha inciso quindici album in studio, quattro raccolte, due album dal vivo, sei dvd dal vivo. «Mai avrei pensato di farne tanti e creare un po’ di interesse – ha precisato – Per cercare di conquistare un podio nella vita ne ho fatta di strada: è come essere di fronte a un trampolino». Curioso il titolo dell’album. «Vuol dire tutto e niente – ha confidato – Sono quattro parole messe insieme che mi hanno aperto il mondo; siamo controllati tutti i giorni con telecamere e codici ma vogliamo far vedere che facciamo le cose belle: comunque essere controllo potrebbe anche rivolgerci contro e sarà sempre peggio». In “Parigi sei tu” si sente l’inconfondibile voce di Edith Piaf tratta dal suo classico “Non, je ne regrette rien”. «La voce campionata della grande Edith Piaf è stata una cosa strana – ha sottolineato – Il mio collaboratore Placido Salamone l’ha messa in griglia e canta la rivoluzione». Placido Salamone ha curato la produzione dell’album insieme a Taketo Gohara. «Placido ha collaborato con me anche in “Dediche e manie” – ha ricordato – Era addirittura un mio fan, sua mamma ancora di più ma a un mio concerto a Modica nel 1998 mi chiamò Fabio Antonacci, fra l’ilarità di chi gli stava vicina».

Biagio Antonacci è un artista dal pubblico trasversale. «Non riesco più a identificare chi mi segue – ha confessato – Gli affezionati ai miei concerti sono diventati grandi, senza un codice del fan perfetto: ho visto tante generazioni, l’età si è alzata ma vedo anche la parte giovane che canta e balla; mi stupisco ogni volta anche se il mio pubblico è composto da donne, madri e sorelle». L’intenzione quasi gospel-blues di “Tutto non ti posso raccontare” lascia spazio a una riflessione. «Vorrei fare un disco chitarra e voce e un concerto – ha ammesso – A differenza dei precedenti, questo album ha una sonorità più minimalista, le strofe suonano molto intime, poi c’è una esplosione musicale; il disco che farò è ciò che ancora non ho ancora fatto: ognuno di noi vorrebbe farlo e lo potrà fare». Per il momento il cantautore non farà seguire un tour dopo l’uscita di questo album. «Voglio capire se cambiare o dare una veste nuova alle mie canzoni, più teatrale – ha accennato – Non c’è nessun tour in programma: forse mi manca di stare sul palco solo con la chitarra, senza luci addosso, per poter dialogare con il pubblico».