Marco Germani: “l’essere umano è molto bravo a fare cose pazzesche”

Ciao Marco, puoi presentarti ai nostri lettori?

Nasco chitarrista classico all’età di 9 anni, poi durante l’adolescenza mi approccio allo strumento elettrico e comincio a formare band di cover e inediti, terminate le scuole superiori mi iscrivo al C.P.M. Di Milano e mi diplomo in chitarra elettrica abbandonando a malincuore gli studi classici. Da quel momento comincio a insegnare chitarra moderna e dopo alcuni anni apro il primo centro di musica moderna a Vigevano (la mia città) e dopo qualche anno i miei genitori acquistano un vecchio laboratorio abbandonato in centro e lo sistemo personalmente insieme ad amici e imparando diversi lavori manuali. Così nasce After Life Music Dimension, una struttura all’avanguardia che si occupa di musica e arte a 360 gradi, oggi è un’associazione culturale con più di 150 soci, numerose band (sei delle quali create dal sottoscritto) e moltissimi autori e performer di ogni età e genere musicale; organizziamo eventi, teniamo corsi di musica moderna e non solo, produciamo album e videoclip. Sono tra i pochi fortunati a poterlo fare insieme alla mia compagna e a amici di vecchia data, più nuove generazioni che vogliono percorrere la mia strada. Il mio compito è dedicare tempo e stimolare chiunque voglia utilizzare la musica come strumento di socializzazione, penso che lo stress che ci portiamo addosso possa essere utilizzato come carburante per fare cose interessanti, l’essere umano è molto bravo a fare cose pazzesche.

“Storing The Past” è il tuo nuovo videoclip. Come è nato? Che messaggio vuoi trasmettere con questo video?

È una specie di enigma: in primo luogo bisognerebbe capire chi o cos’è il protagonista, in secondo luogo cosa sta facendo, considerando che spesso si spaventa di sicuro non è un essere pericoloso, vorrei che ognuno desse la propria interpretazione. L’idea è venuta a me e alla mia compagna (Elisa Collimedaglia) che qui è regista, truccatrice e editor, come tributo alla fantascienza anni ’70, che consideriamo un genere cinematografico geniale, perché a quei tempi non avevano i grandi effetti speciali di oggi e producevano dei film straordinari.

Che strumentazione hai usato per l’elettronica?

Sono tutte librerie montate sul player di Kontak la gran parte sono prese dal Komplete della Native Instrument e poi, sempre della stessa marca, Battery per la drum machine; il basso e le chitarre sono suonate passando attraverso una pedaliera Helix della Line 6, la DAW è ProTools che utilizzo da una decina di anni, il master l’ho fatto con Ozone e un plugin della Fab Filter (Saturn Pro), i discorsi dei personaggi sono presi da YouTube, tagliati e poi passati attraverso il Saturn Pro per distorcerle. È tutto molto underground, senza troppe pretese, ho aggiunto dopo i suoni di tastiera e del registratore a bobina, per dare un senso di concretezza. Con Limbo neutrale eseguo anche una versione live di questo brano con un drum pad e la sezione ritmica di basso e batteria che improvvisano, mi piacciono i campionamenti perché sono divertenti.

Ci puoi dare qualche anticipazione sul tuo prossimo album?

Sarà più breve di N.D.E., ma rappresenta il suo seguito, dopo la sindrome di morte apparente il protagonista decide di sottoporsi a ipnosi regressiva e ricade in incubi e deliri che lo portano a dubitare di molte fatti, ma anche a spaventarsi e riflettere. Tratta sempre le tematiche di quella che io considero la seconda adolescenza (dopo i 40 anni) e quanto un individuo adulto può andare in crisi perché la sua vita non è esattamente quello che avrebbe voluto, sarà un lavoro più corale con l’aiuto compositivo di giovani leve che stanno supportando Limbo Neutrale, è giusto che si dia spazio ai giovani, i quali dovranno imparare a contestualizzarsi nel mio incasinato mondo psicotico. Il titolo sarà “Regression” lo stesso del seguito del romanzo Limbo Neutrale, andranno di pari passo e verranno pubblicati entrambi autonomamente attraverso After Life Music Dimension che fungerà da label e da laboratorio creativo.

Il tuo precedente album è del 2016. A livello artistico cosa è cambiato in te?

Ho capito che è molto complesso coinvolgere le persone e creare una fan-base, quindi sto procedendo attraverso singoli con videoclip: questo non è mai stato il mio modus operandi perché a me piacciono le opere complete e i concept album, ma in questo mondo sembra che nessuno abbia più tempo di considerare il frutto di anni di lavoro perché probabilmente sono troppo occupati a osservare “storie” inutili sui vari social. Io provengo da una generazione che ha avuto la fortuna di imparare ad ascoltare e condividere, dono prezioso e sempre più raro, la comunicazione ormai si basa sull’hype e su quanto sei capace di attirare l’attenzione dei follower su di te. Passo intere giornate a convincere amici e conoscenti a guardare il mio video, vi assicuro che in pochi lo fanno perché non ti dedicano nemmeno 4 minuti, è difficile trovare qualcuno che non abbia la testa dentro lo smartphone e che esca a fumare 300 volte mentre suoni dal vivo, quindi tecnicamente non ho cambiato nulla, tranne il meccanismo di promozione.

Da “N.D.E.” e da questo singolo si vede che ami un certo industrial tra le tante cose….

Esatto, dici bene “tra le tante cose”, infatti ho sei band diverse con le quali suono generi completamente differenti e propongo show diversi, l’elettronica e la sperimentazione mi arriva molto dagli anni ’80 che amo particolarmente e dai ’90, che ho vissuto di più, quindi : Nine Inch Nails, Massive Attack, Prodigy, Bowie e tante colonne sonore come Matrix, Il Corvo, Strange Days. Di questi ultimi anni citerei la soundtrack di Stranger Things, che è veramente bella…

Come è vederti suonare dal vivo? A cosa pensi? Cosa vuoi trasmettere al tuo pubblico?

Dipende dal contesto, mi piace molto sfruttare l’impatto visivo perché inevitabilmente sono un amante dei concerti rock e sono rimasto basito dal live dei Pink Floyd che vidi con mio padre al Delle Alpi di Torino, perché erano talmente avanti che sembrava un concerto di oggi, ma è fondamentale anche suonare bene e performare in modo convincente, diciamo che tutti questi fighetti “indie” che si guardano i piedi mentre suonano o i trapper che non riescono nemmeno ad intonare una nota senza autotune non mi fanno impazzire, preferisco gente come i Muse che sanno quello che stanno facendo e te lo stampano in faccia muovendosi in un inferno di suoni, luci e video. Di performer in gamba ce ne sono tanti, purtroppo la moda attuale e fare a gara a chi è più mediocre, tanto poi basta avere dei pollici in su e sei a posto, anche tutti questi talent non stanno facendo bene al movimento indipendente perché fanno diventare stupida la gente facendo passare il concetto che sei bravo se canti un minuto una canzone di un altro o facendo qualcosa di strano, ma la gente la devi tenere in un locale per due ore e ci vogliono altre capacità per ottenere questo risultato, tra cui saper parlare e azzeccare la scaletta, diciamo che devi essere un buon intrattenitore.

Grazie per l’intervista e lo spazio concesso, è sempre un piacere poter spiegare la tua visione a chi ha la pazienza di leggere….