Vento di libeccio

Vento di Libeccio Di Vincenzo Calafiore 22 Gennaio 2019 Udine “Era d’estate perso in una stazione, appena fuori dal confine e dovevo prendere un treno. Volevo raggiungerla in quel suo ovunque. Andavo da lei per riprendermela. Lo sferragliare sui binari, gente distratta persa chissà in che cosa, come me che guardavo fuori dal finestrino i paesaggi cambiare repentinamente … intanto le stelle lasciavano la scena.. il palcoscenico, al sole. Guardavo fuori dal finestrino, e ho visto la mia vita scorrere, e tutte le stazioni mancate, i miei sogni in ogni stazione… tra mille persone, ma lei saprei riconoscerla, saprei individuarla. Ho pensato se anche loro avessero una storia come la mia o forse no, una storia da tenere in cuore.
Guardavo fuori dal finestrino e ho immaginato il suo abbraccio, i suoi baci. Guardavo fuori e pensavo su quanti treni ancora sarei dovuto salire per raggiungerla, per avere vita….” Vincenzo Calafiore E’ successo di sentire per strada un odore forte che mi fece tornare in mente lei. Un odore forte di muschio, profumo di bosco al risveglio; lei con la quale condivido ogni momento del giorno, riconoscerei il suo profumo in mezzo ad altri mille. L’ho sentito quel giorno di primavera inoltrata e precipitai in un “ altrove” dal quale non avrei voluto mai più tornare; e non mi importò del tempo era troppo bello sentirmi “altrove” rimanere nei luoghi dei sogni ove ho trovato ali per volare in alto, dentro gli occhi suoi, che rassicurano di tanta tenerezza. E’ così strana questa vita, quando a fatica ti riconosce ! Eppure in lei ci sono andato pensando ad un viaggio, un viaggio senza meta, lasciando impronte che in qualche modo non venissero cancellate, ma riconosciute per quello che sempre sono state: presenza. Ora in questo mare preda del Libeccio, si sentono nell’aria profumi di primavere ancora da vivere, come fosse profumo di pelle, la mia pelle che sa di lei o come quando sul cuscino rimane l’impronta del suo odore. E mi ricorda la luce di una stanza ove tutto sembrò d’essersi fermato e l’unica cosa forte nell’aria era l’odore di due corpi che erano solo desiderosi di concedersi l’uno all’altro. Questo vento che mi attraversa come vela è un profumo d’innocente felicità che pervade la mia memoria che legherà per sempre come ci si lega alla vita. Sai cosa c’è ? C’è che la mia vita ha un odore, tutto sa dello stesso odore, di qualcosa che piace, che si ama e quel qualcosa sa sempre di te, di me, di noi! Questo mi rende felice considerandomi “ appartenente “, lasciandomi essere, l’uomo che sono, l’uomo bramoso di te, insaziabile. Si, tu mi inviti ad andare avanti, a essere me stesso, a osare sempre più di vivere. E’ per questo che ti adoro, e qui che sei davvero regale, una donna straordinaria, che donna sei! E’ questo che voglio, renderti felice, non potrei volere altro… Vedi, nonostante tutte le mie affermazioni, non sono affatto preparato per la tempesta che tu ha scatenato. Quell’istante nella stanza in piedi, in un equilibrio vibrante mi sono attaccato a te, ti dissi anche di non andar via, quell’istante è ancora negli occhi, nell’anima. E ricordo vividamente i tuoi occhi, il colore, la trama, l’area spaziosa e serena … belli come un abito da sposa, proprio quello che ti avrei implorato di indossare, perché ti voglio ancora adesso sposare… Vorrei averti sempre accanto, dividere tutto con te. Ti amo, ti ho amata da sempre, quando sei venuta e ti sei seduta su quella sedia…. E mi pare di riudire il mio nome come tu l’hai pronunciato, con quel tuo modo di chiamamrmi. Tu scateni in me un groviglio di sentimenti e a volte non come fare ad avvicinarmi a te. Ti prego, vieni a me, sempre più vicina a me. Sarà bello poterti amare, poterti dire: t’amo.