Terremoto a Catania: epicentro a Biancavilla, Adrano e Paternò

Una forte scossa di terremoto è stata avvertita, intorno alle 2.34 di questa notte, in provincia di Catania. Oltre che nel capoluogo, il sisma è stato sentito con particolare forza nelle zone di i comuni di Centuripe, Biancavilla, Adrano e Paternò. Ma è stato percepito in un’ampia area della Sicilia orientale, da Messina a Ragusa. Nei luoghi colpiti dal sisma sono subito intervenuti i Vigili del fuoco e la Protezione civile. Quaranta persone trasportate in ospedale: alcune persone sono rimaste ferite in modo non grave , altre sono state ricoverate in stato di choc. L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha confermato via Twitter la magnitudo del sisma: 4.8 nella scala Richter. L’evento risulta localizzato a 1,9 chilometri a sud di Santa Maria di Licodia. Altre scosse di minore entità sono state registrate vicino a Bronte, la prima (magnitudo 2.2) alle ore 2.14, l’altra (magnitudo 2.0) alle 2.26. Infine un’altra scossa nella zona di Biancavilla, di magnitudo 2.5; in questo comune sono stati segnalati i danni più vistosi, e si è staccato anche il cornicione di una chiesa. Nel corso della notte molte persone hanno raccontato sui social il risveglio improvviso e la paura. Sui social la notizia corre veloce: Marzia Vitello: «Mio cugino, dall’istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania, dice che si è verificata anche una seconda scossa di magnitudo 2 e qualcosa. Si suppone che si sia concluso, per il momento. Cerchiamo tutti di tranquillizzarci, coraggio». Alexandra: «Beati coloro che riescono a rimanere calmi e adesso stanno nuovamente dormendo. È passata più di mezz’ora e io sto ancora tremando grazie agli scenari apocalittici che si proiettano nella mia mente e ai cani che abbaiano come ossessi». Così un’altra utente di Twitter, Elisa: «Ho sentito l’armadio muoversi e un sacco di casino pensavo fossero entrati i ladri, mi son sollevata per sentir meglio e ho sentito il letto sbattermi proprio, mi sono alzata mi girava la testa e ho acceso la luce e il lampadario oscillava in un modo assurdo, terribile» E Terry Melani: «Nella mia Sicilia due scosse forti hanno svegliato Catania e non solo. Che l’alba arrivi presto e non faccia emergere lacrime».

«La scossa di terremoto avvertita attorno alle 2.30 ha toccato tutti noi. Non facciamoci prendere dal panico». Lo scrive su Facebook Antonio Bonanno, sindaco di Biancavilla, centro del Catanese dove si è registrata una delle scosse di terremoto più potenti tra quelle che hanno colpito la provincia nel corso della notte. «A chi si trova fuori di casa – prosegue Bonanno – diciamo di evitare di restare in prossimità di balconi e, dunque, di abitazioni. Evitate soprattutto di girare per strada con le automobili. Assieme a carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia, Protezione civile, Polizia municipale e volontari – conclude – siamo per le strade di Biancavilla a monitorare la situazione».

Proprio una settimana fa, sabato 29 settembre, una scossa di terremoto meno forte, di magnitudo 2.9, era stata registrata, alle 14.07, dalla Rete sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, a sette chilometri a ovest di Linguaglossa, sempre in provincia di Catania. L’evento era stato localizzato ad una profondità di un chilometro, con epicentro tra i comuni Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Piedimonte Etneo. Fortunatamente non erano stati segnalati danni di rilievo.

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: «non si può escludere che ci sia un coinvolgimento dell’Etna». A generare la scossa è stata una faglia verticale tra il vulcano e la piana di Catania.

«Stiamo approfondendo lo studio del sisma che questa notte si è manifestato nella zona di Catania con una magnitudo di 4.8 della Scala Richter. E ci muoviamo in due direzioni controllando prima di tutto se non vi sia il coinvolgimento vulcanico dell’Etna», precisa Alessandro Amato dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «L’alternativa – continua – è che si tratti di un movimento locale, di un assestamento di faglie».

La zona è già famosa, purtroppo, per la sua elevata pericolosità. Nel 1693 Catania fu rasa al suolo da un potente terremoto e nel 1908 Messina e Reggio Calabria subirono analoga sorte. Con quest’ultimo il sisma di questa notte non ha alcun rapporto. A generare il movimento tellurico è stata una faglia verticale che si muove orizzontalmente e l’area interessata ed è collocata in un punto di passaggio tra il vulcano e la piana di Catania. La Sicilia ha tante faglie attive per cui tutta l’isola e in un campo di stress continuo con accumuli di energia che possono determinare dei terremoti. Se alla base dei fenomeni c’è una spinta della placca africana contro la placca euroasiatica bisogna poi tener conto che molti sismi sono dovuti a spostamenti, assestamenti e deformazioni locali.

«Non si può escludere che ci sia un collegamento con il vulcano – spiega Eugenio Privitera direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Il sisma si è originato ad una profondità tra i 5 e 7 chilometri, simile a quella di altri verificatisi negli ultimi tempi. Con la rete Gps e dei sensori geofisici stiamo seguendo una fase di rigonfiamento del vulcano. Per questo ci possono essere dei processi di ricarica del magma che provocano una reazione delle rocce. Però dobbiamo indagare più a fondo per capire se effettivamente esiste un legame con l’Etna».