Curare il tumore del seno con una terapia chemio-free

E’ possibile curare il tumore del seno con una terapia chemio-free. Si può in due terzi dei casi per le donne colpite da questa neoplasia in fase iniziale. La svolta è possibile grazie ad un test diagnostico su 21 geni che è in grado di individuare quali siano le pazienti che non necessitano della chemio. Lo studio relativo alla sperimentazione del test, TAILORx, è stato presentato al Congresso mondiale dell’American Society of clinical oncology in sede plenaria, proprio per il grande impatto che si prevede determinerà nella pratica clinica e nella cura delle pazienti. Nel nostro Paese sarebbero 3 mila le donne con questa neoplasia che ogni anno potrebbero evitare la chemio sulla base del nuovo test. Condotto su 10.273 donne con la forma più comune della malattia, ossia con recettori ormonali postivi e Her2-negativo, lo studio “avrà un impatto immediato, risparmiando dopo l’intervento chirurgico, a migliaia di donne – affermano i ricercatori – gli effetti collaterali della chemio”. Non è stato infatti rilevato alcun miglioramento in termini di sopravvivenza libera dalla malattia quando la chemio era aggiunta all’ormonoterapia. Il test misura, con un punteggio da 1 a 100 sulla base dell’espressione di 21 geni, il rischio di recidiva a 10 anni e individua quali pazienti possono trarre beneficio dalla chemio. Le donne con punteggio basso (0-10) dovrebbero ricevere solo ormonoterapia e quelle con punteggio alto (26-100) ormonoterapia più chemio. “Prima del test – spiega il responsabile dello studio Joseph Sparano, dell’Albert Einstein Cancer Center di New York – c’era incertezza su quale fosse la giusta terapia per le donne con punteggio intermedio 11-25. Ora lo studio dà una risposta definitiva: in un periodo di follow-up dello studio di 7,5 anni, si è evidenziato che la sola ormonoterapia non era meno efficace della chemio più ormonoterapia, nelle pazienti con punteggio 11-25, in termini di sopravvivenza e ricomparsa della malattia”. La chemio è quindi inutile nelle pazienti over-50 con punteggio 0-25 e le pazienti con meno di 50 anni e punteggio 0-15. Per il presidente Asco, Bruce Johnson, si tratta di un grane passo avanti che avrà un impatto su “un larghissimo numero di persone e cambierà l’approccio dei medici”. Opinione condivisa dal direttore dell’Unità oncologia dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti, che però rileva come il test – sperimentato anche in uno studio italiano da lui coordinato – ha ad oggi un problema di costi. Attualmente, afferma, “costa circa 3 mila euro anche se si va verso degli accordi delle regioni con l’azienda per ridurne il prezzo”.