Milano e il suo futuro: ecco come sarà la città nel 2046

Una città che guarda al futuro e programma il 2046. Milano si conferma all’avanguardia. Studiare come migliorare il benessere dei cittadini progettando una città equo sostenibile. E’ Milano 2046, il laboratorio del Comune di Milano promosso dalla presidenza del Consiglio comunale per immaginare un futuro a misura di cittadino e innalzarne la qualità della vita. Lamberto Bertolé, presidente del Consiglio comunale, lo descrive come il “prodotto di una politica che alza lo sguardo e pensa alla città di domani”. L’obiettivo è sviluppare le 12 dimensioni del benessere racchiuse nel Bes, l’indicatore sul “Benessere equo sostenibile” che dal 2016 affianca il Pil nel Bilancio dello Stato e consente di rendere misurabile la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche su alcune dimensioni sociali fondamentali.

Milano sarà la prima città a progettare i suoi interventi futuri sulla base di indicatori non solo economici ma equo sostenibili. Per declinare il Bes in chiave comunale il gruppo di lavoro avrà 18 mesi di tempo, durante i quali verranno coinvolti la società civile, i portatori di interesse e diritti, come le Università, le associazioni e le imprese, ma anche gli ex sindaci. Si parte con un’indagine realizzata secondo la metodologia Delphi, che prevede una serie di interviste ad un campione di circa trecento cittadini. Alla fine del percorso di analisi dei bisogni e delle aspettative, per ogni singola voce del Bes (dalla salute ai tempi di vita fino all’ambiente) verrà fissato un risultato da raggiungere. All’interno del set di indicatori BES, si approfondiranno dimensioni rilevanti per la città quali, ad esempio, la migrazione, il rapporto tra generazioni nel ciclo di vita, la diffusione e l’accesso alla cultura, la qualità dell’ambiente e dei servizi, le principali variabili che determinano il benessere soggettivo e quello collettivo.

Di “Milano 2046” fanno parte Lamberto Bertolé (Presidente del Consiglio Comunale), Enrico Giovannini (economista e statistico, già Ministro del lavoro e delle politiche sociali), Carlo Sini (filosofo), Alessandro Rosina (demografo e statistico), François de Brabant (esperto di innovazione e sviluppo), Ruggero Lensi (esperto di qualità dei servizi), Chiara Saraceno (sociologa), Sergio Sorgi (esperto di welfare ed economia personale), Silvia Ivaldi (psicologa del lavoro), Francesca Bertè (esperta di scenari sociali) e Giuseppe Munforte (esperto di disagio giovanile). “Abbiamo scelto di chiamare questo laboratorio ‘Milano 2046’ – aggiunge Bertolé – perché come molte altre città europee vogliamo ragionare su un futuro possibile e desiderabile, in cui il benessere equo sostenibile dei cittadini sia al centro delle politiche di chi amministra la città. Il riferimento al 2046 è anche un omaggio alla nostra storia, ai cento anni dal 2 giugno 1946, data di nascita della Repubblica e inizio del percorso di ricostruzione del Paese. Questo lavoro vuole essere alimento di fiducia sociale e desiderio in contrasto con la paura, che è la vera insidia del cambiamento”. Tra le città europee che hanno in essere progetti simili, Stoccolma 2030, Parigi 2050, Amsterdam 2040, Berlino 2030.

Gruppo di lavoro Milano 2046