Motta Filocastro, convegno corredato da un documentario sul tema della morte

Convegno MottaIl titolo richiama il Cantico della creature di San Francesco: “Nostra Corporal Sorella Morte: La vita tra angoscia e speranza”.  Al centro il tema della morte sia sotto il profilo esistenziale e psicologico che nei suoi risvolti religiosi. Così il suggestivo centro storico di Motta Filocastro, nei giorni scorsi (sabato 19 luglio), si è animato con un convegno in cui hanno relazionato Ulderico Nisticò (Consigliere del sindacato Liberi scrittori italiani), Antonio Mallamo (psicologo) Vittoria Vardè (psicoterapeuta); a coordinare gli interventi il giornalista Corrado L’Andolina. L’evento è stato organizzato dall’associazione culturale “Il Tocco”- che da anni si occupa di recupero delle tradizioni storico-culturali della piccola località.

Il senso del dibattito  può essere declinato con il rovesciamento della classica immagine di amore-morte, eros-thanatos, ovvero le pulsioni di vita o di morte che scandiscono la dimensione psichica e biologica di ogni essere vivente (in base all’interpretazione psicoanalista di Freud). Dai contenuti e dalle analisi che sono stati condotte è emersa  infatti un’ipotesi di trasformazione “positiva” dell’immagine della morte, che riposa sulla certezza del limite e sulla possibilità di contemplarlo, come misura di valutazione dell’esistere. Attraverso questa visione, la chiave interpretativa più significativa ha aperto le porte della vita, grazie alla forza della fede e dei valori come l’amore, la solidarietà ed il coraggio.

Questi aspetti sono venuti alla luce in particolare nelle interviste contenute nel documentario che è stato proiettato nel corso del convegno (soggetto di Vittoria Vardé, riprese e montaggio di Pino Messina e interviste a cura di Graziano Ciancio, presidente dell’associazione “Il Tocco”). Protagoniste 15 anziani tra gli 80 e i 90 anni che vivono nella piccola frazione di Motta Filocastro, che hanno subito eventi luttuosi quando ancora erano giovani. Lo scopo che si sono proposti i curatori del progetto  è stato proprio quello di comprendere come queste persone, che hanno perso persone care in un periodo storico in cui non c’era alcuna forma di assistenza e si viveva in condizioni di estrema povertà, hanno trovato la forza per andare avanti. La risposta, nella quasi totalità, è stata la fede. Il documentario inoltre ha avuto il merito di restituire una realtà storico-antropologica che risale ai primi decenni del Novecento, come i simboli, i riti e i vissuti emotivi, e ha ripercorso le antiche tradizioni che un tempo onoravano il defunto, comportamenti le cui radici erano diffuse nei diversi contesti culturali del Mediterraneo (come emerge dalla importante ricerca del filosofo ed etnologo Ernesto De Martino in “Morte e pianto rituale nel mondo antico”).

La serata è stata caratterizzata dal cantastorie Bruno Tassone, di Serra San Bruno, che ha emozionato il pubblico raccontando con il canto il trionfo dell’amore sulla morte.