Firenze, agricoltura biodinamica e stop alla cementificazione

e prende l'impronta della mano“Se l’intero territorio toscano fosse trattato come quell’azienda agricola che ho visitato ieri in Val d’Orcia e che segue le metodologie dell’agricoltura biodinamica, quando piove potremmo stare tutti quanti molto più sereni”. Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, intervenendo questa mattina al Teatro Odeon di Firenze al convegno internazionale, il 32mo, di agricoltura biodinamica, organizzato dalla associazione che propugna questo particolare metodo agricolo.

Rossi ha parlato all’interno di una sessione (“Alleanze per la terra”) che ha visto intervenire anche i presidenti onorari di WWF e FAI (Fondo Ambiente per l’Italia) Fulco Pratesi e Giulia Maria Mozzoni Crespi oltre ai giornalisti Antonio Cianciullo (“La Repubblica”) e Marco Gasperetti (“Il Corriere della Sera”). Trasmesso anche un breve video, sui temi della demografia, con il politologo Giovanni Sartori.

Non essendo mancati, negli interventi e in particolare in quello della presidente FAI, considerazioni critiche attorno alla scarsa sensibilità del ceto politico di occuparsi con serietà dei temi ambientali, Enrico Rossi ha voluto dimostrare di raccogliere la sfida rilanciando proprio sulla necessità, per la politica, “di non farsi schiacciare sul presente, di non riuscire a ragionare sulle prospettive, di riaprire il dialogo fra pensiero e politica”. Troppo spesso – ha aggiunto il presidente della Toscana – “la politica pensa poco mentre gli intellettuali pensano troppo per conto loro”.

Si è quindi soffermato, Rossi, sullo specifico della progettualità portata avanti dagli agricoltori biodinamici (la sala, per quattro giorni, è piena di questo particolare “popolo bio” arrivato da tutta Italia. Il convegno si conclude nella mattina di questa domenica). Non senza una citazione da Aristotele circa la possibilità di intervenire, nelle cose della natura, sia “secondo natura” (kata fusin) che “contro natura” (para fusin), il presidente ha evidenziato quanto la Regione Toscana da tempo è impegnata a fare sulla prima prospettiva: con la lotta agli OGM (“continueremo in questa battaglia”) e sulle frontiere del paesaggio e dell’ambiente (“Se la legge presentata dall’assessore Marson sarà approvata, in Toscana non si potrà più costruire in zone agricole: se vogliamo che la terra torni a respirare dobbiamo smettere di costruire, di riempirla con il cemento”).

Enrico Rossi ha infine auspicato un sempre maggiore dialogo con l’associazione presieduta da Carlo Triarico (“Vogliamo muoverci insieme a tutti per riconsiderare il modello agricolo”, aveva detto quest’ultimo aprendo il confronto). Rossi ha auspicato un lavoro comune per “creare distretti della conoscenza in agricoltura” e per “puntare a ritrovare un equilibrio oggi perduto” esprimendo anche apprezzamento per quanto appena detto da Fulco Pratesi sulla battaglia contro il consumo dei suoli (“uccidere il terreno significa uccidere la vita”)  e da Giulia Maria Mozzoni Crespi (“Agricoltura vuol dire cibo, salute, paesaggio, turismo, lavoro, attività produttive sostenibili, contrasto al dissesto idrogeologico”).

Il convegno fiorentino ha inteso celebrare i primi 90 anni di questa pratica agricola promossa, nei primi anni 20 del Novecento, “da un nucleo di ricercatori, agricoltori, allevatori impegnati in un diverso approccio alla produzione agricola anche applicando la teoria gnoseologica elaborata alla fine del XIX secolo da Rudolf Steiner, scienziato ed epistemologo austriaco”.