Un Senato delle Autonomie con pochi ma rilevanti poteri

“La mancanza di un Senato delle Autonomie ha determinato l’esplosione del contenzioso istituzionale con 111 leggi regionali dichiarate illegittime nel 2013 dalla Corte costituzionale. Servono quindi Regioni che non si sovrappongano alle strutture decentrate dello Stato, ma che le sostituiscano, attuando il principio della sussidiarietà”. Ne è convinto il professor Gino Scaccia dell’università di Teramo, che è intervenuto al convegno sul Senato della Autonomie che si è svolto presso la presidenza della Regione Toscana, dove ha parlato dell’ente regionale fra mitologia federale e realtà costituzionale. Scaccia ha giudicato “artificiale e senz’anima” il progetto di riforma redatto dai saggi della commissione istituita nel giugno scorso dal presidente della Repubblica. Per il professor Raffaele Bifulco, della Luiss “Guido Carli”, l’attribuire una funzione legislativa di carattere nazionale alle Regioni può essere un mezzo efficace per non restringere i canali democratici ed ottenere un bilanciamento dei poteri. “Condivido – ha detto il professore – la proposta centrale della commissione dei saggi, per una seconda Camera slegata dalla questione della fiducia e in grado di rappresentare le esigenze delle autonomie”. Quanto alla sua composizione ha aggiunto di non credere alla necessità che vi siano rappresentati anche i Comuni e si è detto perplesso sull’elezione indiretta perchè è una decisione che verrebbe presa al di fuori dei Consigli regionali. “Il nuovo Senato – ha aggiunto il professor Simone Pajno dell’Università di Sassari – dovrebbe avere pochi ma rilevanti poteri, garantendo un peso al sistema delle Autonomie, cosa che l’attuale metodo delle Conferenze Stato Regioni Autonomie non riesce a fare”. “Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà – ha aggiunto il presidente di Anci Toscana, Alessandro Cosimi, citando il Guccini di “Eskimo” – e un Senato delle Autonomie eletto indirettamente è l’unica strada possibile per scongiurare il monocameralismo. Occorre fare una buona riforma, perchè se continuiamo solo a parlarne sarà la stessa credibilità delle istituzioni ad uscirne lesa”. Giuliano Amato, nella sua qualità di giudice della Corte costituzionale ha detto di soffrire moltissimo per la conflittualità tra Stato e Regioni e di sperare che la riforma serva a ridurlo. “Ho sempre pensato – ha puntualizzato – che l’unico modo per per salvaguardare le Autonomie sia quello di farle entrare nel sistema della legislazione dello Stato, visto che oggi il loro punto di vista nella formazione delle leggi statali semplicemente non c’è”. Amato si è detto convinto che serva una seconda Camera, quella delle Autonomie, eletta indirettamente e dotata di un adeguato potere legislativo. “Tutto ciò – ha concluso – servirà anche a dimostrare che l’Italia non è adatta soltanto al centralismo, che sarebbe la fine per il nostro Paese”. Nel suo intervento il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, componente del gruppo dei saggi voluto dal presidente Napolitano, ha affermato che la riforma del Senato è l’unica che ha la possibilità di essere approvata anche in questa tormentata legislatura. “Alle Regioni – ha aggiunto Onida – servono l’autonomia tributaria e quella finanziaria e un Senato delle Regioni non eletto direttamente dai cittadini è necessario per riportare le Autonomie al centro del processo decisionale, visto che la direttiva dell’articolo 5 della Costituzione (La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento) è stata sempre disattesa”.