In Italia quale è il ruolo del Ministro degli Affari Esteri?
Da qualche giorno continuo a pormi interrogativi su cosa stia avvenendo in Italia. Mi chiedo, infatti, se sia in corso un processo di rivalutazione della nostra credibilità in ambito internazionale o piuttosto se la regressione del nostro Paese oltre che economica sia diventata anche culturale e se stiamo rinunciando anche ad affermare il ruolo dell’Italia nel mondo.
Un prima perplessità dopo aver letto alcune notizie di stampa che inducevano a pensare che fosse cambiato qualcosa nella nostra Costituzione, tale da far prevedere il ricorso a Tribunali speciali per giudicare , una volta rientrati in Italia, l’operato dei nostri Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Due militari italiani in ostaggio di un Paese terzo, l’India, da 20 mesi e senza che si tenti di garantire loro quanto previsto dal diritto internazionale e pattizio avviando immediatamente azioni sostanziali come l’arbitrato internazionale.
Un’incertezza derivata non da fantasiose analisi, ma fondata su riscontri oggettivi come può essere una notizia riportata da un’Agenzia di stampa che ad oggi non risulta essere stata né smentita né rettificata da colei a cui parole e frasi erano attribuite, il Ministro degli Affari Esteri.
Dubbi che però aumentano dopo aver letto altri comunicati stampa della Farnesina e che mi inducono a proporre un’analisi avulsa da qualsiasi condizionamento di appartenenza o peggio imposto da “note di linguaggio” preconfezionate.
Mi riferisco alla TMNews riferita al Ministro Bonino che riporto integralmente per evitare che il mio dire possa essere giudicato in qualche modo strumentale: “Napoli, 19 ott. (TMNews) – “Non voglio fare polemica col passato, con chi ha gestito questo dossier. Avremo tempo e modi per ripercorre alcuni momenti non alti. Ci stiamo lavorando in modo determinatissimo. Confido e sono speranzosa di riuscire, posso dare la garanzia del nostro impegno massimo”. Così il ministro degli Esteri, Emma Bonino, sulla vicenda dei marò.”Noi seguiamo 3.200 italiani in carcere nel mondo uno per uno – ha aggiunto – i rapporti con i paesi terzi sono complessi e delicati, al netto di aprire atomiche. Noi magari tanta credibilità da spendere all’estero non ce l’abbiamo”.
In che Paese vivo, questo il nuovo interrogativo. Una domanda spontanea nel momento che leggo che un Ministro della Repubblica a cui è affidato il mandato istituzionale di proporre al mondo il “Paese Italia”, esplicita ufficialmente una palese critica sull’affidabilità del Paese con la frase “Noi magari tanta credibilità da spendere all’estero non ce l’abbiamo”. Un giudizio, forse per taluni aspetti anche condivisibile, ma improponibile da parte di chi istituzionalmente è designato ad essere l’intermediario abituale fra lo Stato ed i Paesi terzi.
Nelle moderne democrazie al Ministro degli Affari Esteri, infatti, come sancito dal Diritto Internazionale, è riconosciuta la potestà di rappresentare il proprio Paese e la delega a firmare accordi vincolanti sul piano internazionale, atto previsto dall’articolo 7 della Convenzione di Vienna del 1969.
In Italia, chi è al vertice della Farnesina ha, anche, la funzione primaria di dare l’indirizzo politico al Dicastero degli Esteri sulla base delle linee generali indicate dal Governo. Una posizione di rilevante peso politico in quanto attraverso l’azione del Ministero l’Esecutivo cerca il consenso internazionale, obiettivo primario per lo sviluppo democratico ed economico di una Nazione e perché lo Stato possa avere un ruolo significativo nelle strutture internazionali con cui è chiamato ad interagire.
Un contesto in cui messaggi di scarsa affidabilità mal si coniugano con un mandato istituzionale quale quello del Ministro degli Affari Esteri, peraltro in un momento di elevata criticità globale ed in cui il Presidente del Consiglio al G20 di S.Pietroburgo si affanna a proporre “L’Italia e’ un grande Paese”.
Forse,a memoria d’uomo e per quanto noto, è la prima volta che pensieri di “inaffidabilità” del proprio Paese siano affidate ai media da chi gestisce un Dicastero come quello degli Esteri, tradizionalmente destinato a proporre ed esaltare le virtù dello Stato di appartenenza. Un atto dovuto specialmente in un contesto geopolitico ed economico difficile come l’attuale che impone di conquistare una significativa credibilità internazionale raggiungibile solo con un’azione capillare in cui la diplomazia gioca un ruolo fondamentale.
La storia ci tramanda, infatti, che la funzione diplomatica ha molto da dire in tema di formazione dell’identità nazionale. La diplomazia italiana, nei secoli XIX e XX, ha giocato un ruolo di portata storica nella formazione della fisionomia internazionalistica dell’Italia contemporanea. Un’azione propulsiva svolta da singole personalità diplomatiche che hanno contribuito nell’opera complessa di “posizionare” appropriatamente e di volta in volta l’Italia nelle mutevoli mappe politiche, economiche e geo-politiche del mondo. Un’attività tenace svolta dai nostri diplomatici a partire dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, per riconsegnare all’Italia il ruolo che gli competeva nel contesto della Cooperazione Internazionale, nella dimensione euro-atlantica (NATO) ed in quella europea (UE).
Una partita impegnativa che oggi vede la diplomazia essere anche una parte integrante della vicenda nazionale e rappresentare una risorsa aggiuntiva difendendo i nostri interessi nazionali sul piano politico-diplomatico, promuovendo le specificità del nostro sistema produttivo, valorizzando un patrimonio culturale e di creatività unico al mondo. Azioni che però non posso prescindere dalla affidabilità e dalla valenza dello Stato.
Una serie di considerazioni che non mi aiutano a comprendere né tantomeno a condividere la frase del Ministro “Noi magari tanta credibilità da spendere all’estero non ce l’abbiamo”. Un’espressione sicuramente politica ma che male si coniuga con una naturale azione diplomatica finalizzata a promuovere l’immagine del proprio Paese. Un’espressione che sicuramente non aiuta nemmeno il lavoro del Presidente del Consiglio impegnato a proporre nel mondo un’Italia credibile, garantista ed affidabile.
Il messaggio del Ministro Bonino in questo particolare frangente storico difficilmente passerà inosservato a chi nel mondo intende presentare l’Italia in maniera distorta e strumentale. Con altrettanta certezza non sarà ignorato dall’India che potrebbe farlo suo nelle contrattazioni diplomatiche e giuridiche in corso per risolvere il problema dei due Fucilieri di Marina e dagli altri Paesi che custodiscono nelle loro carceri gli altri 3200 italiani.
Chissà se un giorno il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino vorrà chiarire agli italiani le sue parole o piuttosto intenderà rinunciare ai vincoli imposti dall’alta carica istituzionale ricoperta per dedicarsi a tempo pieno a sviluppare proprie tematiche di natura ideologica e politica, senza renderle istituzionali ed attribuirle al Paese che in questo momento rappresenta nel mondo.