Attentato Brindisi, c’è il volto del killer è un italiano arrabbiato con il mondo

Un esperto di informatica, un uomo “arrabbiato con il mondo”, che ha azionato un telecomando a distanza scatenando morte e terrore davanti a una scuola di adolescenti. Nessuna rivendicazione, ma sembra chiaro l’intento stragista. “Non è impossibile che tutta l’organizzazione sia stata fatta da una persona sola”. Sono le parole del Procuratore Capo di Brindisi Marco Dinapoli, durante la conferenza stampa convocata per illustrare gli esiti delle indagini sull’attentato esplosivo di ieri con le quali esclude che si sia trattato di un gesto di mafia. L’attentato è stato innescato da “un congegno che opera a distanza e che consente di vedere la scena da lontano”.

 “Devo purtroppo ricordare le ragazze e i ragazzi della scuola di Brindisi, coinvolti ieri in un vile attentato – ha detto oggi il Papa al Ragina Caeli, pregando “per i feriti, tra cui alcuni gravi, e specialmente per la giovane Melissa, vittima innocente di una brutale violenza e per i suoi familiari, che sono nel dolore”. “Le caratteristiche somatiche non sembrano quelle di uno straniero. Sicuramente – ha spiegato Dinapoli – conosce l’elettronica. E’ un congegno non particolarmente complesso ma comunque non alla portata di tutti. Io non avrei saputo farlo”. “Sul video – ha spiegato – ci stiamo lavorando, non escludo che venga divulgato quando non sarà più utile a fini investigativi. Le immagini che abbiamo accreditano l’ipotesi che l’ordigno sia stato azionato da un telecomando a distanza”. Le immagini ritenute sono state registrate “di giorno” e mostrerebbero una persona che posiziona il cassonetto con l’ordigno “a ridosso dell’evento”.

“Abbiamo immagini significative”. Quando gli viene chiesto se l’identikit verrà diffusa, il Procuratore risponde. “E’ una domanda birichina, ma ci stiamo pensando”.  “Potrebbe trattarsi ha detto di una persona arrabbiata col mondo. Abbiamo capito come può essere andata, ma non abbiamo identificato la persona. Ci stiamo lavorando. E’ un uomo adulto. C’è un video sul quale stiamo lavorando per acquisire tutti gli elementi utili”. “Ci sembra di poter escludere la matrice mafiosa. E’ un’idea condivisa anche dal procuratore distrettuale e da quello nazionale antimafia che ieri era qui. E’ improbabile, ma comunque non è da escludere”. Il cassonetto contenente le bombole di gas e il timer potrebbe essere arrivato vicino la scuola Morvillo-Falcone già armato e pronto. “Questa è per noi l’ipotesi più credibile – ha detto il Procuratore – e conseguentemente sarebbe stato collocato a ridosso del momento dell’avvenimento criminoso”. Quanto all’innesco, il Procuratore ha sottolineato che l’ipotesi più probabile è quella di un meccanismo cosiddetto volumetrico e cioè che si attiva al passaggio di qualcuno, azionato a una distanza visiva con un telecomando. L’ordigno sarebbe stato dunque attivato in precedenza e si sarebbe innescato nel momento del passaggio delle prime ragazze”. L’esplosione dell’ordigno è stata innescata dal passaggio delle ragazze alla discesa del pullman da Mesagne con un sensore azionato da un telecomando. Chi ha usato il telecomando era a vista del cassonetto nel quale c’era l’ordigno, “a una distanza tale da poter vedere la scena senza correre il rischio di essere investito dall’esplosione”. Al momento non c’è ancora un movente chiaro. Privilegiando, in ogni caso, l’ipotesi del gesto isolato, ha detto il Procuratore, potrebbe trattarsi “di una persona in guerra con tutto il mondo che si sente vittima o anche nemico di tutti e utilizza un’occasione simile per far esplodere la sua rabbia”. Allo stato non viene neanche escluso un movente ideologico, anche se non vi sono elementi, mentre la pista mafiosa “non è completamente esclusa ma altamente improbabile”. Dinapoli ha concluso affermando che non si sa se chi ha colpito sia di Brindisi, ma “chi ha operato conosceva il territorio e sapeva dell’ingresso dei ragazzi”. Il Procuratore ha confermato che l’ipotesi di reato è strage, secondo l’articolo 422 del codice penale, e in ogni caso la Procura di Brindisi sta operando in piena collaborazione con la Procura Distrettuale Antimafia di Lecce. “Noi abbiamo contestato il reato di strage, articolo 422 del Codice penale, punito con l’ergastolo perché è morta una persona ma il reato è contestato a persone da identificare. Non abbiamo iscritto nessuno nel registro degli indagati”. Due sospettati per la “strage delle ragazze” erano stati interrogati per tutta la notte. Alibi di ferro. Almeno stando ai primi riscontri. Nessun fermo. Brindisi si era risvegliata con due indiziati, ai quali gli investigatori erano arrivati per mezzo dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza di un bar di viale Aldo Moro. Viale Aldo Moro è l’arteria stradale che fiancheggia l’istituto professionale dedicato a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, dove ci sono ancora cumuli di detriti dell’esplosione che ha ucciso la 16enne Melissa Bassi. Aspirante assistente sociale i cui sogni si sono infranti sull’asfalto di fronte alla scuola, prima del suono della campanella. L’autopsia sul corpo della ragazza, disposta dal pubblico ministero Milto De Nozza sarà eseguita in giornata, domattina al più tardi. Stanno già operando i circa 200 uomini di rinforzo inviati per svolgere l’attività di intelligence per garantire l’ordine pubblico. Esperti del Ris di Roma, la scientifica dei carabinieri, una task force investigativa del Ros e 50 uomini per rafforzare il dispositivo territoriale sono le misure decise dal Comando Generale di Carabinieri per cercare di far luce sull’attentato di Brindisi.