Vanessa Scialfa, strangolata con il cavo del lettore Dvd poi soffocata con un fazzoletto imbevuto di candeggina

Una morte orribile quella della ventenne di Enna, uccisa dal convivente di 15 anni più grande di lei, Francesco Mario Lo Presti, che è stato rinchiuso nel carcere di Enna con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. A scatenare la furia omicida il nome dell’ex pronunciato da Vanessa durante un momento di intimità.

Per farlo confessare, la polizia ha fatto ricorso a un trucco. “Abbiamo trovato Vanessa, è viva…”, hanno detto gli investigatori a Francesco Lo Presti, che, disperato, è scoppiato a piangere: “Non è possibile – avrebbe detto – ho fatto una fesseria, non può tornare più….”.

Sembra che l’uomo avesse assunto cocaina, ma si attende l’esito delle analisi per accertare la presenza di stupefacenti o alcool nel suo sangue. Quella di Lo Presti è stata una lunga e dettagliata confessione, giunta al termine di un interrogatorio durato per alcune ore. La furia omicida sarebbe stata scatenata dal convincimento che la ragazza, in un momento di intimità, avesse pronunciato il nome dell’ex fidanzato. Lo Presti avrebbe cominciato a inveire e Vanessa si sarebbe alzata dal letto e si sarebbe vestita, forse con l’intenzione di andare via da casa. A questo punto Lo Presti, come ha raccontato egli stesso ai poliziotti, avrebbe assunto la cocaina e vedendo la compagna che stava per uscire avrebbe strappato i cavi del lettore Dvd e l’avrebbe strangolata, annodandole i fili al collo e spingendola sul letto. Era il primo pomeriggio del 24 aprile, lo stesso giorno in cui il padre di Vanessa ne aveva denunciato la scomparsa alla polizia, e aveva lanciato un appello su fb per le ricerche.

Dopo il delitto, Lo Presti ha avvolto il corpo nel lenzuolo, lo ha caricato in macchina e si è diretto verso la statale Enna-Caltanissetta. Giunto sul cavalcavia che sovrasta la zona dell’ex miniera di Pasquasia, Lo Presti avrebbe gettato giù il corpo, quindi si sarebbe preparato a interpretare davanti ai genitori della vittima e agli inquirenti la parte del fidanzato preoccupato.