Aquileia 2 e Convegno ecclesiale del Nordest la chiusura

Aquileia 2 non finisce qui, “da Aquileia 2 non partiamo per fermarci”: lo ha affermato questa mattina a Grado (Go) mons. Dino De Antoni, presidente della Conferenza Episcopale Triveneto e arcivescovo di Gorizia, nell’intervento conclusivo del secondo convegno delle Chiese del Nordest svoltosi tra Grado e Aquileia (Ud) dal 13 al 15 aprile sul tema “Testimoni di Cristo, in ascolto”.  «Abbiamo cercato in questi giorni – ha osservato mons. De Antoni – di toccare i segni della presenza di Dio nelle nostre terre, di scoprire come ha agito lo Spirito nelle nostre chiese. Ci siamo ritrovati a toccare con mano che, pur tra le ambiguità che abbiamo già rilevato, abbiamo anche una storia ricca di infiniti doni e potenzialità. Il primo dono è stato questo essere insieme che ha messo in luce i legami che ci uniscono. Credo che possiamo dirci che siamo contenti di essere chiesa, anche se abbiamo auspicato il bisogno di una comunione più profonda, di una coscienza più viva, di unità col Papa, coi nostri vescovi, con tutto il popolo di Dio». La sessione finale del secondo convegno ecclesiale del Nordest non è però, ha specificato il presidente della Cet, la parola finale e il momento di trarre conclusioni definitive sul percorso sin qui svolto. «Tutti voi avete confermato – ha proseguito – che il nuovo che è nella storia non deve farci paura ma i problemi e gli interrogativi che vengono posti dal nostro vivere quotidiano, più che problemi, sono delle opportunità offerte alla nuova evangelizzazione e che ci aprono ad un confronto sempre nuovo con la cultura, ad un impegno per il bene comune per le nostre terre. Resta fondamentale la collaborazione tra le nostre diocesi, anche se siamo convinti che un collegamento operativo non risulterà facile per  la varia consistenza operativa, economica, territoriale, storica delle nostre chiese locali. Ma Aquileia 2, come a suo tempo Aquileia 1, ci ha messo in più stretta relazione  tra noi. Da Aquileia 2 non partiamo per fermarci, ma convinti che il Risorto cammina con noi, come ci assicura il Vangelo di Emmaus. Anche a noi, come ai due discepoli in cammino, il Signore assicura il sostegno nei duri confronti con la storia, spezzandoci il pane della Parola e quello Eucaristico, perché lo condividiamo con i nostri fratelli». Mons. De Antoni ha, quindi, sottolineato la necessità di dare continuità e proseguimento all’esperienza del comitato preparatorio e al servizio svolto dal sito di Aquileia 2.  Al termine dei lavori svolti nella mattinata di oggi al Palacongressi di Grado – mons. Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova e vicepresidente del Comitato preparatorio – ha letto un messaggio finale rivolto dai Vescovi alle comunità cristiane e a tutte le popolazioni del Nordest. «Siamo consapevoli della conversione a cui siamo chiamati – è scritto – per essere Chiesa che annuncia Gesù Cristo, salvezza e speranza dell’umanità. Ci siamo sentiti spronati a non essere una chiesa passiva o in posizione difensiva, ma propositiva e creativa, cercando nuove vie dell’annuncio del Vangelo, in dialogo rispettoso con le culture del nostro tempo». L’analisi della situazione attuale del territorio del Nordest – con tutte le sue complessità ed incertezze, in questa fase di grande trasformazione – ha condotto non «al pessimismo e alla rassegnazione ma ha stimolato il senso della missione a cui il Signore oggi nuovamente ci chiama, per dare il nostro reciproco contributo al bene comune della società, per proporre la grandezza e bellezza del Vangelo della carità, per alimentare di ispirazione evangelica gli ambiti della vita quotidiana. Ripartiamo, perciò da Aquileia, animati, non da un ottimismo ingenuo, ma da quella speranza che non delude, perché fondata su Gesù Cristo Risorto e la potenza del suo Spirito. Vorremmo condividere con voi la nostra fiducia e la nostra speranza. Questo atteggiamento ci darà l’energia per dare attuazione alle proposte formulate dai gruppi di riflessione e a rafforzare i vincoli di comunione e collaborazione pastorale che si sono stabiliti tra le nostre Diocesi».  Ad introdurre i lavori della mattinata è stato mons. Renato Marangoni, segretario del Comitato preparatorio che ha sintetizzato così i contenuti e le motivazioni emergenti dal convegno: «Il nuovo volto di Chiesa prende forma dal cammino di conversione e si esplica negli stili pastorali: è un processo complesso che deve partire dall’esperienza di Cristo incarnato morto e risorto e deve fare di tale esperienza il centro propulsivo della vita di testimonianza. Il primo cambiamento di mentalità richiesto consiste nell’assumere un atteggiamento missionario: incontrare e ascoltare le persone nei luoghi di vita, manifestando affetto ed empatia. Da qui il primo annuncio che coincide con la testimonianza di un modo di vivere comune e quotidiano rispondente alle domande di senso a partire dal “di più” del Cristo Risorto. A noi oggi per una conversione continua viene chiesto di metterci in ascolto della realtà e della cultura di oggi che si stimola e ci invita ad essere sinceri e autentici tra di noi e con il mondo dentro al quale viviamo. Per questo oggi siamo chiamati a un nuovo stile pastorale legato profondamente al Vangelo».  Durante la mattinata sono state consegnate simbolicamente ai rappresentanti delle 15 diocesi e ai vescovi, le proposizioni emerse dai lavori di gruppo. Saranno ora i vescovi ad elaborarle per offrire alle comunità una lettera di indirizzi pastorali. Durante l’assemblea sono state invece presentate da alcuni membri dei gruppi le sintesi delle proposizioni in cui sono emersi i tratti della Chiesa del Nordest e i cambiamenti da attuare per un nuovo volto di Chiesa e sono state proposte delle iniziative concrete per il futuro – a partire dal proseguimento del lavoro del Comitato triveneto e del sito Aquileia 2 – per attivare nuove strategie di collaborazione tra le diocesi.  Si sono auspicate linee generali condivise su alcuni ambiti che riguardano Unità pastorali e i percorsi di iniziazione cristiana, la ministerialità e il diaconato; proposte di rete per quanto riguarda le iniziate di pastorale giovanile e uno stile di accoglienza, accompagnamento, prossimità e condivisioni verso le famiglie. Si è parlato di nuovi linguaggi e di stili di conversione anche sul piano della gestione dei beni; ma si è auspicato anche l’incentivazioni di esperienze di incontro e dialogo con la cultura, il coordinamento di esperienze culturali, la formazione di cammini di formazione al bene comune, non solo politico ma amministrativo/civile, ma anche di pastorale delle comunicazioni nella Facoltà teologica. E ancora, sul fronte immigrazione, si è auspicato la valorizzazione delle specificità e l’utilizzo più proprio del termine “migranti”. Non sono mancate le sottolineature sul ruolo dei laici e il loro impegno sul piano dell’impegno civile e della promozione del bene comune; il coordinamento dei mezzi di comunicazione sociale. E molte altre proposte che ora saranno all’attenzione dei vescovi.