Intervista ad Elio Cioppa

Abbiamo avuto il piacere di incontrare il casertano Elio Cioppa, noto vice questore, spesso a capo di indagini che hanno segnato il periodo caldo di un’Italia che sembra essere cosi’ lontana, ma che non lo e’ affatto. Proprio in questo periodo, Cioppa ha pubblicato il libro “Quarant’anni di verita’”in cui si racconta a GiulioSaraceni e tratta  episodi della storia nazionale a volte scottanti. Persona affabile, piena di vita e di fatti da raccontare . Alcuni stralci della nostra cordiale discussione sono stati riportati Chi e’ ElioCioppa? Un ‘amante del diritto penale, un appassionato dell’amministrazione per cui ha lavorato circa 40 anni. E’ colui il quale all’eta’ di 7 anni seguiva Salvatore Giuliano e Gaspare Pisciotta. Sebbene piccolo, attratto dalla fotografia che ritraeva il corpo senza vita del bandito Giuliano,si chiedeva come mai gli fossero stati inflitti cosi’ tanti colpi e non ci fosse una sola goccia di sangue a terra. Gia’ in tenera eta’ cominciava ad investigare. Ha avuto una lunga carriera, ma il momento piu’ entusiasmante e’ stato il periodo in cui si e’ occupato di rapimenti. La liberazione di un sequestrato lo riempiva di gioia, lo commuoveva. Perche’ non esistono piu’ le investigazioni di un tempo? E’ vero, prima si lavorava meglio. Le riforme hanno rovinato il tutto, particolarmente quelle del 1981 e del 1989 grazie alle qualisi e’ verificata “smilitizzazione” delle forze dell’ordine . I magistrati hanno ottenuto troppo potere e non hanno piu’ lasciato liberta’ di intuito alla polizia. Uno degli episodi piu’ eclatanti della mia esistenza e’ stato l’omocidio nel quale un giovane perse la vita a causa di una rapita su un vagone postale. Fu prima gambizzato, poi il suo corpo fu lanciato dal treno ed investito da un altro che passava. Il corpo era dilaniato ed io avevo messo cosi’ passione in quel caso che persi il sonno. Con me portavo sempre un borsello che apparteneva all’assassino, sapevo che attraverso questo sarei riuscito a trovare la soluzione del caso. Cosi’ e’stato. Mia moglie me la suggeri’. Fu la sola a capire che si trattasse di una borsa da donna. Essa apparteneva alla sorella dell’uccisore e dopo un’accurata e certosina indagine sono riuscito a giungere finalmente a lui. L’ergastolo non glielo tolse nessuno. Un caso che avrebbe volute seguire? Quello di Aldo Moro, se ne occupo’ la DIGOS, nonostante io fossi stato tra i primi a vedere ilcorpo senza vita. Il suo sguardo esprimeva rassegnazione e grande dignita’. Un augurio all’Italia L’Italia uscira’ dalla crisi, gli italiani finalmente hanno  capito che bisogna essere guidati da persone serie Un augurio a se stesso Di andare avanti con la stessa passione che ho messo nel mio lavoro. Non ho mai lavorato per la carriera, ma per il gusto di farlo