Santorum vince ancora e rilancia la sfida per la Casa Bianca

Un piccolo miracolo. Vittoria sia nelle primarie in Alabama che in Mississippi e lancio nella rincorsa a Romney ancora molto avanti nel conteggio dei delegati, ma senza riuscire a chiudere la campagna di Newt Gingrich, che in Mississippi era dato per favorito alla vigilia. Urne ancora aperte alle Hawaii, mentre Romney si è aggiudicato anche i nove delegati in arrivo dei territori delle Samoa americane.

Santorum conferma la sua forza nello stato di Montgomery, dove iniziò nel 1955 la protesta di Rosa Parks contro il segregazionismo. Uno Stato profondamente conservatore, dove Romney non ha quasi fatto campagna, con l’eccezione di un tentativo in extremis. Il “Santo” ottiene il 34,5% delle preferenze, contro il 29,3% di Gingrich e il 29,0% di Romney. Lontanissimo, e ormai più folcloristico che altro, Ron Paul, con il 5%. Se in Alabama tutto è andato come previsto alla vigilia, è dal Mississippi che arrivano le sorprese maggiori e le indicazioni più importanti per la corsa alla nomination repubblicana. Qui, dove i sondaggi davano favorito l’ex speaker Newt Gingrich, la vittoria è andata ancora a Santorum. L’italoamericano ha ricevuto un voto su tre, con il 33%, Gingrich il 31% e Romney (che invece gli exit poll davano in testa) fermo al 30. Quattro percento per la cenerentola Ron Paul. Pesante batosta per Gingrich, che vedrebbe Santorum stagliarsi ancora di più come unico possibile sfidante di Romney per la nomination. E mentre si torna a parlare di un ritiro per l’ex speaker, ancora una volta lui ribadisce la volontà di rimanere in corsa nonostante stia rubando voti a Santorum tra gli elettori più conservatori.

Santorum ha parlato ai suoi sostenitori dalla Louisiana, dove si trova per le primarie che si terranno tra 10 giorni. E ha rivolto l’ennesimo appello all’unità delle forze contro Romney. Senza citare Newt Gingrich, ha ribadito che “ormai è giunto il tempo di una nomination conservatrice, per battere Barack Obama. Perché solo con i valori che stanno alla base dell’America – ha aggiunto – possiamo ridare fiducia al nostro Paese”. Nonostante la vittoria di Santorum sia importante, dal punto di vista dei numeri lo è un po’ di meno. Con i tre candidati tutti intorno al 30%, dato che i delegati alla convention di Tampa di agosto avvengono su base proporzionale, anche Romney incrementa il suo tesoretto di voti. Per la nomination ne servono 1144. Conteggio Cnn Mitt Romney: 480 Rick Santorum: 234 Newt Gingrich: 139 Ron Paul: 66 Visti questi numeri, la corsa di Santorum e Gingrich si sta trasformando in un tentativo di frenare Romney più che di raggiungerlo. Sperando che non riesca a raggiungere i 1144 delegati necessari e la nomination diventi una scelta politica, più che un fatto numerico. Lo dice esplicitamente Gingrich. “Quando finiranno le primarie e si vedrà che nessuno ha vinto, si dovrà scegliere chi di noi ha le qualità per guidare questo paese”. E ovviamente l’ex speaker punta sulla sua esperienza sulla scena politica nazionale per occupare quel posto. Una delle chiavi per la corsa alla nomination è l’eleggibilità del candidato. E in Stati così conservatori il tema è ancora più caldo. Secondo i sondaggi della Cnn infatti, circa il 50% degli elettori di Alabama e Mississippi, a prescindere dal candidato preferito in queste primarie, considerano Romney come il candidato con più probabilità di battere Barack Obama nel voto di novembre. Una consapevolezza che peserà sempre di più nella corsa da qui in avanti, soprattutto se le sfide dovessero diventare testa a testa tra il mormone Mitt e il “Santo” Rick. Che dovrà fare un miracolo ben maggiore di quello odierno per spodestare dal trono l’ex governatore del Massachusetts.