Napoli la vergogna del centro storico

Sonora ed altisonante bocciatura per il sindaco de Magistris, che proviene dall’Unesco che “minaccia” la retrocessione, da sito protetto a sito “a rischio” per il centro storico partenopeo. La firma è del vice direttore generale Unesco alla Cultura, Francesco Bandarin. “Illustrissimo signor sindaco, le scrivo perché ho ricevuto segnalazioni che lamentano lo stato deplorevole in cui versa il centro storico di Napoli”». Poi prosegue. “Mi permetto di rammentarle che l’Unesco nel 2012 dovrà ricevere un rapporto sullo stato di conservazione e sulle varie misure di protezione messe in atto per salvaguardare il centro storico”.

Napoli rischia di finire nel patrimonio “in danger” come i luoghi archeologici dell’Afghanistan, la città di Samarra in Iraq, il centro storico di Zabid nello Yemen e (pochi) altri luoghi nel mondo, poco più di trenta. Una lista “nera” insomma.

La lettera è arrivata il sedici febbraio nello studio del sindaco De Magistris anche se è rimasta “segreta” per quasi un mese. Il rischio che le cose si mettano male per Napoli è più che concreto. Il centro storico è sotto osservazione da più di tre anni. Il degrado e l’abbandono furono segnalati già nel 2008 e arrivò una prima richiesta di porre rimedio. Il passare del tempo e la mancanza di interventi imposero all’Unesco di presentare una ulteriore richiesta. “Fate qualcosa, dimostrateci che le cose cambieranno”. Con una missione in Francia, a febbraio del 2010, si convinse l’Unesco che qualcosa si poteva fare. L’incontro di Parigi fu considerato molto positivo. C’erano l’ex governatore Bassolino, e gli ex assessori comunali Belfiore e Oddati. In quella occasione Napoli convinse l’Unesco mettendo sul tavolo soldi e grandi progetti. La Regione avrebbe messo a disposizione 200 milioni per rimettere in sesto il centro storico e per garantire una struttura di gestione manageriale che lasciò di stucco i vertici Unesco. Il, progetto definitivo arrivò nel febbraio del 2011. Si sarebbe creata la figura di un supermanager con pieni poteri per interventi immediati nell’area protetta. Poi sono arrivate le elezioni. I vertici amministrativi regionale e comunale sono cambiati. Iduecento milioni promessi da Bassolino sono stati cancellati. Ne sono arrivati cento, però erano mirati al Forum delle Culture, non al grande progetto Unesco. Nel frattempo il Comune ha cercato di fare il possibile ma ha incontrato molte difficoltà e ha gestito decine di altre attività, senza ripescare il grande progetto del centro storico.

L’Unesco ha iniziato a preoccuparsi. Entro il 2012 arriveranno gli inviati e chiederanno di vedere almeno uno dei cento progetti annunciati, chiederanno di conoscere il supermanager e di sapere come opera, pretenderanno di capire dove sono stati posizionati i tre uffici destinati alle forze dell’ordine che erano previsti nel grande progetto. Insomma o Napoli si adegua o Napoli subisce l’onta della lista “nera” Unesco.