Lucio Dalla, la strumentalizzazione dei gay

“Lucio Dalla non ha mai dichiarato nulla dei suoi affetti. Ad esempio, nel libro di Edgarda Ferri, “La tentazione di credere”, in cui il cantante è intervistato sulla sua vita, mentre l’intervistatrice vuole portarlo a parlare della sessualità, lui con discrezione non ne parla”.

Quanto a Marco Alemanno, “è stato un collaboratore, amico, stretto familiare di Lucio Dalla; e Bruno Sconocchia, amico e manager di Dalla, fa notare che la ragazza che è stata tutto il tempo accanto a lui in chiesa è la sua compagna da anni”. Lo scrive padre Giorgio Maria Carbone, domenicano, docente di Bioetica e Teologia morale alla Facoltà di Teologia dell’Emilia Romagna, rivelando, sul quotidiano on line “La Bussola”, che Lucio Dalla “negli ultimi anni era solito partecipare alla messa tutti i giorni, celebrava spesso il sacramento della penitenza e il giorno prima di partire per la sua tournee si era confessato nella basilica di San Petronio, proprio dove sarebbero stati celebrati alcuni giorni dopo i suoi funerali”. “Questi sono i fatti. Il resto sono illazioni o chiacchiere”, afferma il religioso, per il quale “uno degli aspetti più inquietanti e paradigmatici di questa vicenda è osservare come gli ideologi dell’omosessualità e i giornalisti affini trattino il singolo uomo”. Per padre Carbone, si tratta di “un’autentica strumentalizzazione”: “visto che gli italiani devono essere “educati” ad accettare le nozze gay e che serve una vittima della presunta ipocrisia italiana, allora Dalla è ridotto a omosessuale”.