Palermo, l’ora della verità democratica

Si chiamano primarie, ma è una battaglia senza campo. Il Pd, unito a Sel e all’Italia dei Valori, ha deciso di indicare Rita Borsellino a futuro sindaco della città.

Ma nella straordinaria fauna dipietresca è infatti sbucato il giovane Ferrandelli, 31 anni, capogruppo al Comune, che ha disubbidito sia a Leoluca Orlando che al leader nazionale decidendo di avanzare in solitudine contro la signora simbolo dell’antimafia, figura illustre e mite di una città senza più riferimenti. Ferrandelli viene parcheggiato fuori dal partito ma nonostante tutto ottiene l’appoggio di due big siciliani del Pd, Cracolici e Lumia, che insieme sostengono lui, essenza dell’antipolitica, e il governo Lombardo.

Nella corsa si è aggiunto Davide Faraone, e fanno tre candidati. Con Lombardo anch’egli ma contro Cracolici e contro soprattutto Borsellino e Bersani. Intitola alla rottamazione del vecchio la sua calata in gioco. Fa riferimento al sindaco di Firenze Renzi, che infatti atterra a Palermo a onorare Davide, suo amico. Trova in Giorgio Gori uno spin doctor d’eccezione, regista di una campagna elettorale che darà comunque frutti. Quarto nome in lizza, quello di un’altra donna, la ginecologa Antonella Monastra, impegnata nelle periferie, testimone agguerrita della sinistra senza rappresentanza. La Borsellino rimane favorita dal pronostico ufficiale ma è divenuta più precaria, più esposta alle correnti velenose dei circoli politici che hanno consumato ogni credito con la città.

Il centrodestra ha dilapidato un capitale di voti colossale, lasciando agli avversari solo le mura del municipio, divenuto una fabbrica di nullafacenza, sbandata e senza speranza. Palermo non investe più un euro nella manutenzione, nell’assistenza sociale, nella scuola. Spende i suoi soldi per pagare gli stipendi. Per asili e scuole la spesa dal 2006 è caduta del 16 per cento: 132 euro procapite contro i 320 di Milano e i 290 di Torino. Una città dalla quale pure gli autori del malgoverno sembrano dissolti, coperti da una cortina fumogena nell’attesa di tempi migliori. Il Terzo polo, per dirne una, dovrebbe candidare un avvocato, ex campione di kick boxing, Vincenzo Costa. Il suo programma è misericordioso. “Voglio liberare Palermo dal peccato e dai peccatori. Sono, come dire, un problem solver”. Davanti a questo deserto il Pd si è diviso, frantumando le sue legioni e anche le speranze di chi, fino a ieri dall’altra parte, vorrebbe cambiare aria. “Non si capisce ancora con chi si debba parlare – dice Carlo Vizzini, ex di Berlusconi – il partito è immobile, nell’attesa di vedere come andrà a finire con la Borsellino”. La mite signora è ferma sul punto. “Non sono abituata a fare pronostici, ma sento la forza di un consenso vasto. Il mio programma è chiaro e soprattutto chiari sono gli amici e chiarissimi i nemici”.