Cerveteri rivendica il suo principato perpetuo

Il centro in provincia di Roma rivendica la sua “autonomia” attraverso una bolla papale del 1709, mai revocata, che spunta dall’archivio segreto vaticano grazie al lavoro di Ugo Ricci. Grazie al lavoro di Ricci, è stata riportata alla luce la bolla di Papa Clemente XI che, il 3 marzo 1709, elevava a ”principato perpetuo in riconoscimento del valoroso contributo dato dai cittadini in difesa di Santa Romana Chiesa”, il marchesato di Cerveteri, allora nelle mani di Francesco Maria Marescotti Ruspoli. Una decisione presa dal Papa proprio per ringraziare il principe di aver creato a proprie spese, l’anno precedente, nel 1708, una forza di 1000 uomini, il reggimento Ruspoli, con il quale nel gennaio 1709 respinse gli austriaci a Ferrara.

La bolla papale tornata alla luce verrà per la prima volta letta in pubblico da Vincenza Iorio sabato prossimo, alle ore 18:30, nella Chiesa del 1100 in piazza Santa Maria a Cerveteri. A seguire verranno celebrati i Vespi dal Padre Don Valerio Grifoni.

L’antica Capitale etrusca è solo l’ultima in ordine di tempo a rivendicare il suo principato, in questo caso perpetuo. Una bolla papale tornata alla luce dopo secoli, una protesta contro l’accorpamento dei piccoli comuni o la semplice voglia di indipendenza. Motivi e cause diverse uniscono Cerveteri, Filettino e Seborga.

In polemica con le norme della manovra governativa sull’accorpamento dei piccoli Comuni l’estate scorsa Filettino, comune in provincia di Frosinone, con il sindaco Luca Sellari in prima linea, ha intrapreso la battaglia per trasformare il paese sotto i mille abitanti, in un principato. Con 711 “sì”, 3 schede bianche e un solo “no” pochi mesi dopo è stata “decretata” l’istituzione del Principato.

E prima di Filettino, il comune della provincia di Imperia, Seborga. Già dagli anni ’50 Giorgio Carbone (il principe Giorgio I) puntò su una campagna per il distaccamento dalla Repubblica Italiana. A Seborga si è arrivati a stampare una moneta il “luigino” dal valore fissato di 6 dollari americani, non riconosciuta dallo Stato italiano, documenti e targhe per le autovetture da aggiungere a quelli italiani.