Si cerca giustizia per il grano tossico pugliese

“Adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari”. E’ questa l’imputazione che equivarrebbe ad una pena, invocata dal sostituto procuratore della Repubblica di Trani Antonio Savasta per il noto imprenditore coratino Francesco Casillo, 46 anni, leader del settore cerealicolo, imputato per la partita di grano intossicato dall’ocratossina (sostanza chimica tossica pericolosa per la salute) giunta dal Canada il 23 settembre 2005 e destinata alla sua azienda per la trasformazione in prodotti alimentari.

La partita di 26 tonnellate pronta per esser trasportata nei molini di Corato fu sequestrata a bordo della nave “Loch Alyn” perché ritenuta tossica dalla presenza di ocratossina ben oltre i valori fissati dalla legge.

Davanti alla prima sezione del Tribunale di Trani (Cesarea Carone, Lorenzo Gadaleta, Francesco Messina) è imputato anche il 58enne gravinese Alessio Di Maggio, direttore tecnico dell’Azienda Speciale Samer, partner della Camera di Commercio di Bari. Il 24 novembre 2009 fu rinviato a giudizio per le ipotesi di favoreggiamento, falso ideologico e falso materiale. Con la requisitoria il pm Savasta ha chiesto che Di Maggio venga “assolto dall’accusa di favoreggiamento e condannato al minimo della pena per il falso”.

Secondo l’iniziale quadro accusatorio, Di Maggio avrebbe consentito a Casillo di eludere le indagini ed occultare la contaminazione della partita di grano. La Samer, infatti, avrebbe redatto certificati falsi, depositati in Procura dalla Molino Casillo Francesco Srl, attestanti l’insussistenza di ocratossina e finalizzati ad ottenere, così come avvenne, il dissequestro del grano ritenuto affetto dalla pericolosa muffa e finito nella catena alimentare. Perciò l’inchiesta ebbe una notevole eco e giunse ad interessare anche l’Ufficio Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole, l’Istituto Superiore della Sanità ed il Ministero della Salute, ingenerando molti timori ed allarmismi sulla qualità della pasta destinata alle tavole italiane, giacchè Casillo fornisce diverse aziende della filiera dei subacquirenti che trasformano il grano in semola. Si sospettò che il prodotto proveniente dal Canada fosse acquistato ad un prezzo inferiore per la pessima qualità; fatto che però avrebbe consentito un risparmio nella successiva produzione alimentare: circostanza, al pari delle altre, respinta da Casillo, difeso dall’avvocato Carmine Di Paola.

Nel processo, iniziato il 4 febbraio 2010, sono costituiti parti civili i comuni di Spinazzola e di Gravina in Puglia. Le comunità murgiane chiedono la condanna degli imputati “al risarcimento dei danni morali, esistenziali, patrimoniali e non patrimoniali subiti dalle due collettività”. Negli atti di costituzione si leggeva di “responsabilità nei confronti della collettività per aver introdotto e trasformato, mediante miscelazione con altro frumento, il grano duro contaminato da ocratossina, destinandolo all’alimentazione ed al consumo sul territorio nazionale. La tutela alla salute rappresenta il valore più alto per lo sviluppo di una comunità, vero motore di progresso civile”. Le prossime udienze del 2 e del 22 febbraio saranno destinate alle arringhe difensive. La sentenza è prevista per il 29 febbraio dopo le repliche del pubblico ministero.