I 44 part time della Provincia vibonese lasciati con uno stipendio da fame

“Da dieci mesi circa quarantaquattro dipendenti della Provincia, ex LSU stabilizzati nel 2008 dall’Ente a 18 ore settimanali, lottano e sperano che l’Amministrazione decida di aumentare le ore di lavoro, ciò consentirebbe loro di percepire non più 600 euro mensili ma un più dignitoso salario ed all’Ente di ottimizzare la loro utilizzazione.

Questo confronto durante tutti questi mesi, accentuatosi specialmente nelle ultime settimane, ha registrato un altalenare di posizioni. Oggi scopriamo che i due massimi protagonisti, il Presidente De Nisi e l’assessore Fera in questi mesi si alternavano nella nobile arte di prender tempo e quindi prendere in giro i lavoratori.

Atteggiamento che si è reso più beffardo allorquando, proprio negli ultimi giorni, ad un paternalistico e rassicurante “non vi preoccupate ce la metteremo tutta” si è sostituito un grottesco “vorrei ma non posso”.

Non possono perché la Corte dei Conti gli sta addosso, per via del Patto di Stabilità, per via dell’opposizione, per la stampa che critica tutto quello che fanno, non possono e bisogna mettersi l’anima in pace!

Nel frattempo continuano le assunzioni di favore, vedi le ultime due afferrate al volo dalla consigliera Citton dura e pura esponente della sinistra che rifiutava,a parole, ogni inciucio. Per finire all’assunzione degli ultimi due Dirigenti, superflui per un’Amministrazione in via di liquidazione ed assunti per la modica spesa per l’Ente di circa dieci mila euro mensili cadauno.

Per queste assunzioni il Presidente e tutta la burocrazia si sono trovati subito d’accordo, in un battibaleno ogni possibile critica è stata superata e le operazioni sono andate a buon fine.

Invece per i 44 part time, non raccomandati né dalla politica e né dalla massoneria non sussistono le condizioni perché gli si possa assicurare uno stipendio che non sia da fame.

Il giudizio che avevamo di questa classe politica, che aveva il compito ahinoi di concretizzare il salto di qualità per un territorio ed i suoi cittadini, affamati di lavoro, soprattutto per i giovani e di sviluppo, era pessimo, oggi alla luce dello spettacolo indecoroso offerto anche nella ultima riunione del Consiglio Provinciale dà veramente di che pensare. I rappresentanti dei territori che dovevano incarnare la parte migliore della politica della provincia hanno dimostrato di non saper gestire nemmeno l’ordinario, difatti le condizioni di vita della popolazione dopo 20 anni di provincia sono peggiorate, il PIL è ai minimi termini, il reddito procapite è da terzo mondo, la qualità della vita è da piangere,la viabilità provinciale ele scuole sono sotto gli occhi di tutti, infine l’occupazione è inferiore a quella di due decenni fa. Si sono creati soltanto dei piccoli potentati utili a costruire la fortuna politica di qualcuno, ad iniziare da quella del Presidente De Nisi e per preparare l’ascesa di qualche consigliere regionale. Il quadro drammatico disegnato dalla Corte dei Conti che ha sbugiardato la condotta irresponsabile dell’Ente a cui, in modo maldestro, si è tentato di rispondere nel Consiglio di giovedì sera, la dice lunga sull’attività di questa Amministrazione che, a nostro modo di vedere, deve essere assolutamente cancellata.

Il suo permanere interessa soltanto a coloro che da questa continuano a succhiare linfa e non certamente agli amministrati i quali nessun beneficio hanno mai tratto. La piccola casta locale che è costata centinaia di migliaia di euro all’anno ha fatto il suo tempo. L’opposizione sembra recitare un copione in cui non crede essa stessa e la maggioranza appare intimidita dal potente Presidente e dalla potente burocrazia che fa il bello ed il cattivo tempo in un quadro dove la politica, quella con la “P” maiuscola è stata messa nel ripostiglio accanto agli scopini.

Giovedì sera, durante una sospensione della seduta del Consiglio, il Sindacato UIL che accompagnava i lavoratori part time speranzosi che si spendesse una parola per il loro futuro, queste cose le ha rinfacciate alla totalità dei Consiglieri, loro immobili come statue di gesso, terrei in volto ed increduli  non hanno avuto il minimo accenno di reazione: consapevolezza della propria condizione o arroganza di chi pensa che non si debba mai render conto?

Oggi, per via dello spirito che li unisce si saranno certamente organizzati e saranno più capaci di reagire, magari isolando di più i lavoratori ed il Sindacato che li rappresenta, oppure a qualche bello spirito verrà l’idea di rivolgersi ad un legale per sporgere querela o soltanto la minaccerà. Noi non ci scomponiamo, siamo tranquilli, la consapevolezza di non avere scheletri dentro l’armadio ci consente di svolgere appieno il nostro ruolo a tutela dei lavoratori, soprattutto di quelli più deboli, magari con maniere non sempre apprezzate da coloro che hanno studiato ad Oxford o a Cambridge. I lavoratori, comunque, sono lì e lunedì ritorneranno dal Presidente a chiedere ancora una volta  quando finalmente si deciderà di dare dignità alle loro famiglie, lo faranno ogni giorno ed attueranno tutte le forme di lotta che le regole democratiche gli consentono perché la loro vicenda non finisca nel dimenticatoio delle mille incompiute di questa Amministrazione”.

E’ quanto scrive in una nota stampa il Segretario Provinciale della Uil Vibo Valentia, Luciano Prestia.