La sua montagna ha ucciso il Re degli ottomila

Mario Merelli, 49 anni, alpinista bergamasco fra i più conosciuti al mondo, è morto sul pizzo Redorta, una delle cime più alte delle Prealpi Orobie. E’ precipitato in un canalone per circa 300 metri, dopo che un masso al quale si era aggrappato ha ceduto all’improvviso.

Merelli era insieme con Paolo Valoti, compagno di cordata e amico da sempre, ex presidente del Cai di Bergamo, anche lui un esperto alpinista. I due erano partiti da Valbondione e dopo una sosta al rifugio Coca avevano raggiunto in notturna la punta Scais, a oltre 3.000 metri di quota. In giornata, approfittando del bel tempo, avrebbero scalato altre cime meno impegnative, nella zona della Valtellina. Mentre stavano scendendo verso il rifugio Brunone, invece Merelli ha perso l’equilibrio ed è caduto dalla parete rocciosa.

Al momento dell’incidente l’alpinista si trovava dietro al compagno di cordata, che ha assistito alla scena. Valoti è sceso a verificare le condizioni di salute di Merelli, ma non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Il personale del 118 ha recuperato il cadavere dell’alpinista e lo ha trasferito alla base del Soccorso alpino di Valbondione. La salma è stata poi portata nell’abitazione di Merelli, al meublè Camoscio di Lizzola, dove è stata allestita la camera ardente.

Merelli era molto conosciuto in provincia di Bergamo e non solo, visto che ha effettuato numerose ascensioni sulle principali montagne del mondo, con importanti spedizioni e molti ottomila conquistati, fra cui l’Everest (due volte), Makalu, Kangchenjunga, Gasherbrum I, Shisha Pangma, Annapurna, Broad Peak, Lhotse, Dhaulagiri. Proprio sul Dhaulagiri, nel 2007, Merelli visse una delle sue esperienze più drammatiche, con l’incidente a pochi metri dalla vetta che costò la vita al compagno di cordata Sergio Dalla Longa.