Inchiesta Cosentino sequestrati 100 milioni alla camorra

E’ l’importo dei beni posti sotto chiave dalla Dia ad alcuni dei 57 indagati, tra cui il deputato Nicola Cosentino, nell’inchiesta “Il Principe e la scheda ballerina”, che la settimana scorsa ha svelato i retroscena de voto di scambio e gli intrecci tra politica, imprenditori e clan dei Casalesi nel casertano. I sequestri sono stati operati in Campania, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna. I provvedimenti di sequestro, emessi in via d’urgenza, riguardano tra l’altro quattro impianti di lavorazione del calcestruzzo nel casertano e una nota discoteca di Riccione.

I beni cui sono stati apposti i sigilli sono nella disponibilità, tra gli altri, dei fratelli Corvino, figli dell’ex sindaco negli anni ’90 di Casal di Principe, Antonio, già consigliere comunale (cui sono stati sottratti 8 rapporti bancari, un’auto e una moto); Luigi (cui sono stati sequestrati una società, un’impresa individuale e quote di altre due società, oltre che un fabbricato e 5 appezzamenti di terreno e conti correnti); e Nicola, titolare di due delle imprese del calcestruzzo e lavorazioni edili.

A Flavio Pelliccioni, poi, 55enne della provincia di Forlì, sequestrate due società e alcune quote sociali di imprese tra Riccione, Milano e Ravenna; a una di queste fa capo la discoteca della riviera romagnola “Beach Cafe'”. Al genero del boss Francesco Bidognetti, Giovanni Lubello, 35enne, sequestrate una società attiva nel settore dell’informatica e 10 rapporti bancari.

Una società di costruzioni edili con sede a Roma, con una quota di proprietà di un’altra società fittizia con sede legale in Gran Bretagna è stata sequestrata, insieme a un fabbricato e 6 rapporti bancari, a Nicola Di Caterino, l’ingegnere che ha gestito snodi cruciali del rapporto mafioso tra politici, imprenditori e clan.