Domenica le dimissioni ufficiali di Berlusconi

Mai come in questo momento il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha in mano le sorti del Paese ed è unico riferimento dei nostri partner europei. In questa ottica, in preda ad una tempesta finanziaria senza precedenti, il Presidente ha spinto sull’acceleratore.

I capigruppo delle due Camere si sono messi d’accordo: il ddl stabilità verrà varato entro sabato. Il voto al Senato è previsto per venerdì mattina. Mentre alla Camera dei Deputati si parla di sabato sera. Prima si approva il decreto e prima Berlusconi si dimette. Allungare i tempi del ddl poteva essere una strategia per raggiungere più facilmente l’obiettivo: far saltare altre ipotesi di esecutivo. Berlusconi lo aveva detto ieri ai suoi, lo aveva proposto anche a Napolitano e lo ha ripetuto oggi in tv, alla radio e ai giornali: “Subito al voto”.

Mentre passano le ore, però, nel PdL sono sempre più numerosi i distinguo dei parlamentari. Disposti, chi più chi meno, a investire sulla possibilità di un governo tecnico insieme a Terzi Polo e Pd. La sorpresa del giorno è quella del parlamentare vicino a Cl: Maurizio Lupi. Per il vice presidente della Camera “sarebbe da irresponsabile non dire che tutte le opzioni sono sul tavolo”. E già domenica con le dimissioni di Berlusconi, le consultazioni passeranno da ufficiose a ufficiali. Il PdL non c’è più. Da un lato i vigliacchi che abbandonano la nave che affonda, dall’altro coloro che pensano a salvarsi il lauto compenso mensile. “Per salvare il Paese occorre dire subito no alle elezioni anticipate”, è la premessa dei promotori dell’iniziativa. “Stiamo ragionando – dice Giustina Destro – ad un documento. Non possiamo restare a guardare. Il maxiemendamento non solo lo dobbiamo approvare, ma anche mettere in atto e per farlo occorre un esecutivo di larghe intese”. Tra loro c’è sempre  e Fabio Gava. C’è poi il gruppo capitanato da Adolfo Urso (ex Fli, poi rientrato alla base) a non volere le elezioni anticipate. Idem gli ex Responsabili, che stanno pensando di costituire una componente politica alla quale parteciperebbero esponenti tra cui Luciano Sardelli, Antonio Milo (Noi Sud) e l’area d Gianfranco Miccichè (Grande Sud). In totale una cinquantina e più di parlamentari area PdL.

A proposito di fuga dal PdL, la notizia è che Carlo Vizzini ha aderito al Psi (e quindi passa a sinistra). Il Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato era stato segretario nazionale del Psdi durante la Prima Repubblica, ma poi era diventato berlusconiano. Adesso torna all’ovile ma ci tiene a ribadirlo: “Non è stata una scelta di opportunismo”.

Continuano a invocare le urne, seguendo i dettami del Premier, il ministro Mariastella Gelmini, il sottosegretario Guido Crosetto, il portavoce del PdL Daniele Capezzone. Oltre ovviamente alla Lega Nord: sia Roberto Maroni sia Roberto Calderoli sia il capogruppo Marco Reguzzoni confermano la volontà del Carroccio: “Niente pastrocchi, al voto”.