Il partito democratico verso la dissoluzione

La sfida all’interno del partito democratica è aspra e rischia di lasciare sul campo più vittime del previsto. Anzi di spaccare inevitabilmente un partito che, fallita la sfida maggioritaria di Veltroni, oggi in mano a Bersani è un “morto” che cammina, diviso al suo interno sulle scelte da adottare, le alleanze, con i cattolici e gli estremisti insieme e con l’uno o l’altro.

Il partito democratico si spacca ed il PdL gongola perché nonostante il Cavaliere non è più di fatto “presentabile”, può rimanere a galla per l’impotenza degli avversari.

E se da un lato ci sono gli uomini di Bersani, quelli di Veltroni, ancora di Parisi e di D’Alema, nel Pd è partita la rincorsa dei “Giovani” che dai “vecchi” hanno imparato a dividersi prima ancora di unirsi.

E così da Roma giunge la sfida di Nicola Zingaretti, quarantenne presidente della Provincia di Roma, membro del Pd, ex Ds, che va ad affollare il campo dei giovani irrequieti del partito di Bersani. Zingaretti annuncia il suo decalogo.

Il tutto mentre a Firenze è in corsa la manifestazione del sindaco Matteo Renzi dal titolo significativo “Big Bang” e a poco meno di una settimana da quella che si è conclusa a Bologna dei due rottamatori “buoni” Pippo Civati e Debora Serracchiani.

“Il suo obiettivo è prepararsi per fare il sindaco – spiega un parlamentare romano dei Democratici che lo conosce bene – Ma a quell’appuntamento deve arrivare con una sua forza politica, con un suo profilo, non deve essere portato. Ecco perché comincia a farsi spazio”. Queste le “malignerie” nel Pd sul conto di Zingaretti. Voci che non risparmiano nessuno in una ressa incontrollata alla ditruzione del nemico nel proprio partito, dell’antagonista. Una scuola da vecchi comunisti!

Quel che è certo che fra tutti gli outsider l’unica stella è Matteo Renzi. A differenza degli altri suoi giovani concorrenti, alle primarie per sfidare Bersani ci pensa eccome. In privato ammette candidamente di voler fare il leader del Pd e ieri, presentando la manifestazione “Big Bang” alla stazione Leopolda di Firenze, ha ribadito l’intenzione di competere con il segretario: “Uno o una di noi, cioè di ragazzi più giovani, dovrà candidarsi: non si potranno fare le primarie solo con Bersani, Vendola, Di Pietro e basta. Per me lo schema di Vasto non basta, bisognerà avere anche altre persone che correranno per le primarie. Da questa convention dovranno uscire le idee che si candideranno alla guida il Paese. Se io fossi segretario del Pd non avrei paura di chi ha idee, ma avrei paura di chi idee non ne ha e continua a vivere di rendita sulle idee degli altri”.

Ad alimentare il fuoco delle divisioni ci pensa un consigliere regionale del Pd siciliano, Davide Faraone, che oggi sarà a Firenze e che punta ancora l’indice contro il segretario: “Avevo promesso a Matteo che non avremmo parlato di Pd, di Bersani e di nessuno – ha detto – ma sono particolarmente arrabbiato perché stanotte sono stato costretto a dormire in una stanza che aveva le dimensioni di una cabina telefonica per consentire a tanti ragazzi di viaggiare e di pagare poco, per fare in modo di trovare i soldi per far arrivare più persone possibile. Pensare che ragazzi della stessa generazione vanno a Napoli e lo fanno a spese del partito mi fa un po’ girare le scatole”.