Zaccanopoli si distingue per il Festival del Sociale

E’ tempo di fare un bilancio dell’estate appena trascorsa ora che è tornato il tempo ordinario della scuola. Tra le tante iniziative con sagre, sagrette e spettacoli di ogni sorta, uno stordimento in cui la vita delle comunità si sdoppia, si frantuma e lo specchio del tempo sembra abbandonare la dimensione dell’attesa e del riflesso, “L’estate diversa a Zaccanopoli” ha invitato invece alla riflessione. In questo piccolo comune che sembra vivere sospeso tra il mare di Tropea e l’altopiano di Monteporo, l’orologio estivo ha battuto un ritmo diverso, dedicato ai diversamente abili o portatori di handicap. Anche il linguaggio codificato tradisce la sua diversità o la duplice verità che le parole a volte nascondono per identificare un disagio. Il progetto avviato dall’amministrazione comunale sa parlare alla comunità che ha con sé dieci portatori di handicap, che non conta nemmeno ‘mille anime’ (titolo di un romanzo scritto da Pietro Lazzaro, in cui si trasfigura profeticamente il destino della gente di un piccolo paese del Vibonese). Sembra proprio che gli scrittori abbiamo nel loro dna il dono della profezia, così come la mostra d’arte che è stata allestita nella sala consiliare in cui l’artista Pino Schiti ha evocato il canto seducente delle sirene. Il mito sa parlarci a noi contemporanei se lo sappiamo interrogare come un oracolo e decifrare le enigmatiche risposte. Le Sirene di Pino Schiti vogliono disincantare l’incantamento che ipnotizza un modello sociale che ha reso l’uomo nevrotizzato e dissociato, che vuole esibire i muscoli della propria efficienza, ma non si accorge di essere sempre più ‘deficiente’ della virtù fondamentale, la sensibilità umana, la solidarietà. Il “Festival del sociale” vissuto a Zaccanopoli si è posto questo obiettivo e questo principio, come ha sottolineato il sindaco Pasquale Caparra, una prima esperienza che dovrà continuare con il coinvolgimento di tutte le associazioni del territorio provinciale, per porre l’accento sulla voce ‘diversità’, richiamando ciò che aveva affermato il padre della sovranità popolare, Rousseau (Saggio sull’origine delle lingue): “… bisogna anzitutto osservare le differenze per scoprire le proprietà”. E’ attraverso la diversità che si riconosce l’identità, non solo delle parole. Un valore linguistico che diventa principio paradigmatico dei rapporti umani e sociali. Se non le istituzioni più a contatto con i problemi dei cittadini, chi? La mostra di Pino Schiti è stata curata da Gundula Tippe.