Decreto per lo stop alle intercettazioni contrario Napolitano

Berlusconi ha sondato Napolitano sull’ipotesi di varare un decreto per fermare le intercettazioni. Il no del presidente è stato netto e inequivocabile, e segna – di nuovo – uno scontro istituzionale ai vertici dello Stato, in uno dei momenti più delicati che l’Italia vive da decenni. Uno scontro che si sovrappone a quello con i giudici. Il Premier doveva rispondere alla richiesta di interrogatorio dei pm di Napoli. L’avviso a comparire – recapitato martedì ad Arcore – era chiaro: “Scegliere un giorno, da giovedì 15 a domenica 18, dalle ore 08:00 alle ore 20:00”. Quel giorno però ancora non c’è. “Non vado, così è una trappola”, avrebbe detto ai suoi un presidente del Consiglio. Niccolò Ghedini dichiara: “C’è stato un contatto con la Procura, ma non è stata presa nessuna decisione né da parte nostra né da parte loro”. E aggiunge: “La nostra decisione è correlata anche ai comportamenti dei pm”. Il nodo è presto detto. Gli avvocati di Berlusconi vogliono essere presenti all’interrogatorio. Nonostante il Premier sia solo testimone e parte lesa nell’inchiesta, Ghedini ritiene che ne abbia diritto. Nel provvedimento con cui il gip ha ordinato l’arresto di Tarantini e compagni, infatti, si delinea un collegamento con la vicenda Ruby, l’inchiesta che vede il Cavaliere imputato per concussione e prostituzione minorile. Per questo, secondo il suo avvocato, Berlusconi ha il diritto di essere assistito mentre risponde alle domande dei giudici. I pm dovranno decidere se accettare le condizioni dei legali del premier. Se così sarà, l’interrogatorio potrebbe svolgersi già nei prossimi giorni.