PdL Vibo Valentia, il sindaco D’Agostino sul banco degli imputati

I consiglieri comunali Raffaele Manduca e Antonio Pagano dopo l’intervento del sindaco Nicola D’Agostino sul “caso” del Consorzio industriale, hanno deciso di intervenire per manifestare tutto il loro malumore. Ripercorrono le tappe del caso, a partire dall’assemblea “indetta regolarmente” e dalle quote che chiamano ognuno alle sue responsabilità, con Vibo Valentia con il 16 per cento che, insieme alla Regione, detiene la maggioranza. Per Manduca e Pagano nessuno sgomento c’è stato per il fatto che la “Provincia, per come avvenne nell’occasione dell’elezione dell’uscente direttivo, si presentasse regolarmente. Infatti – sottolineano i due consiglieri comunali – pur essendo minoranza politica ha inteso esercitare il proprio ruolo di socio del Consorzio, quanto quello politico-istituzionale in seno all’assemblea”. Storia diversa, invece, per la posizione del sindaco. “Restiamo di stucco – raccontano alla stampa locale – nell’apprendere che il nostro sindaco, sindaco del Comune capoluogo, socio di maggioranza relativa dei consorziati, nonché maggioranza politica insieme alla Regione in seno all’assemblea, non si sia presentato e non abbia delegato alcuno a farlo, né – incalzano – abbia avuto la sensibilità di contattare il delegato regionale Alfonsino Grillo, in via anche informale, per avvertirlo di un’eventuale difficoltà. Alla luce dei fatti è fin troppo chiaro che la Regione non essendo stata informata si sia correttamente presentata in prima convocazione. É quella la sede dove si forma la maggioranza democratica dei soci”. Una questione di “regole democratiche” che, per Manduca e Pagano, “non possono essere sconvolte per capricci di basso profilo di appartenenza”. La critica e l’affondo è su tutta la linea: “il pasticcio è riconducibile ad una visione approssimativa e superficiale sia sotto il profilo politico che amministrativo del nostro sindaco indotto in errore dalla dirigenza del nostro partito”. In questo senso, per Manduca e Pagano, “ben poco può valere prendersela con il consigliere delegato della Regione, il quale ha comunque correttamente portato a casa due dei tre consiglieri di centrodestra”. Questa per i due consiglieri una prova di correttezza da parte di Grillo nei confronti del PdL. Da qui, il monito ai vertici del partito che “dovranno giustificare al nostro presidente Scopelliti la propria miopia politica nella gestione della vicenda”. Nessuno sconto, quindi, per il sindaco D’Agostino che “non partecipando all’assemblea – aggiungono – non ha rispettato le regole più elementari: prima quella di rappresentare gli interessi del Comune; seconda quella di aver privato il proprio partito di appartenenza della possibilità di essere rappresentato in assemblea, terza quella di riconoscere che i percorsi politici e amministrativi sono di natura democratica e si formano nelle sedi istituzionali e non fuori da esse”.