Gioia Tauro, il Porto chiude vince la ‘ndrangheta…

Il Porto di Gioia Tauro potrebbe chiudere già da subito. I sindacati auspicano possa essere chiusa positivamente la vertenza che vede ben 467 lavoratori ancora appesi alle decisioni dell’unico terminalista MedCenter. Lavoratori che saranno posti in cassa integrazione straordinaria dopo la marcia indietro, in sede di tavolo di governo, della stessa società del gruppo Contship che in un primo tempo aveva chiesto per loro la messa in mobilità, all’indomani dell’annunciata crisi presso quello che fino a qualche anno fa è stato lo scalo più importante del Mediterraneo. La strada intrapresa in sede ministeriale ha sicuramente portato in evidenza le problematiche dell’area gioiese, ma a detta di tutte le sigle sindacali, anche alla luce delle iniziative intraprese da Regione e Ministeri competenti, ci sono tutte le condizioni perché alla fine si possa uscire da tale situazione con il contributo di tutti, istituzioni, azienda e lavoratori. Ed è proprio questo lo spirito da cui nasce il documento unitario presentato in sede di trattative ai vertici Mct. Un documento di analisi del piano di risanamento aziendale e di controproposta al sistema di utilizzo della CIGS in cui viene richiesta tra l’altro l’applicazione della rotazione della Cassa Integrazione Straordinaria al personale in esubero, il no alle esternalizzazioni dei servizi portuali e la richiesta di un piano di rilancio della società. Un piano che, stando a fonti ben informate, non interessa a nessuno. Ai più è evidente che l’agonia del Porto è concreta. Solo le speranze dei sindacati tengono accesa la fiammella. Solo soldi a pioggia dallo Stato possono posticipare quella chiusura che è stata decisa nelle stanze dei bottoni. A dare il colpo di grazia anche le recenti inchieste giudiziarie che confermano la presenza asfissiante delle cosche dietro la gestione dei traffici illeciti, ma anche “leciti” che ruotano attorno allo scalo. Se dovesse morire il Porto, come ha avuto modo di dire il segretario comprensoriale della Cgil Nino Calogero, “sarebbe la vittoria della ‘ndrangheta”.