Tripoli, Gheffadi torna a minacciare l’Europa

Muammar Gheddafi torna a parlare alla folla riunita nella piazza Verde della capitale libica. Con una telefonata, e senza svelare il suo nascondiglio, il colonnello rispolvera i toni minacciosi ed annuncia che presto ordinerà l’attacco all’occidente se la Nato non fermerà i raid. “Invaderemo l’Europa come cavallette”. Dopo le disfatte degli ultimi giorni, le milizie fedeli al Rais riescono a vincere una battaglia, respingendo più a sud a colpi di razzi gli insorti che si trovavano ormai a soli 80 chilometri dalla capitale. “Vi avvertiamo, ritiratevi prima di dover fronteggiare una catastrofe. Lasciate a terra i vostri aerei e avviate discussioni con il popolo libico”, ha tuonato la voce di Gheddafi amplificata dagli altoparlanti: “Se lo decidiamo, possiamo portare (lo scontro) anche in Europa”. Quindi, rivolto agli europei, ha aggiunto: “Ce la prenderemo con le vostre case, i vostri uffici e le vostre famiglie, che diverrebbero degli obiettivi militari legittimi”. È apparso invece in video, su un canale tv russo, il figlio di Gheddafi Seif al-Islam che con barba e vestito da fondamentalista islamico, ha detto che “la Libia, per chi ci attacca, è come un fast food: tutti vogliono dividersi la torta”, cioè le sue risorse, e farlo “in fretta”. Gheddafi avrebbe fatto anche ricorso alla magia nera, l’arma della “disperazione” per frenare l’emorragia di soldati che abbandonano le sue file per passare ai ribelli. Secondo quanto raccontato dal colonnello pilota Saleh Al Ubaidi, ufficiale passato dall’esercito governativo alle file nemiche, il Rais avrebbe chiamato a raccolta gli sciamani e le streghe di Mali, Mauritania, Gambia, Marocco e Nigeria, invitandoli a fermare l’avanzata dei ribelli con le loro arti magiche. I “sacerdoti” di questi culti arcaici si sarebbero infiltrati nei campi di battaglia con talismani magici, “nella speranza di conservare la lealtà dei soldati. Dopo la rivoluzione del 17 febbraio, rappresentano per il colonnello Gheddafi un apparato parallelo di intelligence”. Intanto in Italia Umberto Bossi, da sempre contrario all’intervento italiano nella guerra in Libia, prevede che il conflitto ha i giorni contati. “Esiste una data per la fine della guerra: è il settembre 2011”.