Trieste, il Porto grande ammalato

La portualità italiana è in crisi. E se Gioia Tauro piange con la concreta possibilità di perdere da 300 a mille posti di lavoro, Trieste non ride. A maggio sono crollati i traffici di container al Molo VII e si fanno sentire le prime ripercussioni dello sciopero in Porto, ma si teme per ciò che potrà accadere nei prossimi due mesi. Un brusco rallentamento annunciato, quello che si sta verificando alla Trieste Marine Terminal del gruppo controllato da Pierluigi Maneschi. Le statistiche di maggio purtroppo parlano chiaro e, se in aprile erano stati movimentati 32.173 Teu, il mese scorso ne sono stati imbarcati e sbarcati solo 23.410, con un calo superiore al 27%. Il Teu (Twenty-Foot Equivalent Unit) è l’unità di misura che serve a determinare il numero di container movimentati in un porto in un certo periodo di tempo. I container sono di due misure, uno piccolo equivale a un Teu, uno grande a due Teu. Attraverso questa unità di misura si valuta buona parte dell’importanza di un porto, perché la maggior parte delle merci viaggia ormai con questa modalità, anche se per lo scalo triestino contribuisce al totale dei traffici soprattutto il petrolio scaricato alla Siot. Il calo di maggio contribuisce a spostare verso il basso le ottime statistiche registrate finora nel corso dell’anno, segnate da una crescita con livelli addirittura superiori al 2008, anno dei record a Trieste. Se si confrontano i mesi di maggio del 2010 e del 2011 il calo è stato del 22%, mentre su base annua la crescita dei primi mesi resta in positivo (+12% circa) ma non è più da record rispetto al 2008 perché il dato registra un -1,18%. La preoccupazione vera, però, riguarda i mesi a venire e soprattutto quello in corso e quello di luglio. Se si dovessero registrare ulteriori cali senza scioperi, infatti, la causa sarebbe imputabile a decisioni prese dalle compagnie di navigazione in conseguenza di una presunta inaffidabilità del porto di Trieste. A questo proposito Tmt sta proseguendo la serie di incontri, nelle sedi delle stesse compagnie di navigazione clienti, per cercare un rimedio agli effetti dei sei giorni di stop che sembrano aver fatto perdere credibilità ai servizi dello scalo regionale, almeno per quanto relativo al terminal container. Sul tavolo, al momento, una questione piuttosto delicata, conseguente una pretesa avanzata dalle maggiori compagnie di navigazione. “Sono state chieste a Tmt garanzie sulla normale operatività delle loro navi e per evitare, come purtroppo appena successo, che le navi debbano vagare per l’Adriatico in caso di sospensione del servizio per scioperi o proteste dei lavoratori, le compagnie – spiega Fabrizio Zerbini, a capo di Tmt – chiedono a Tmt di farsi carico dei costi dall’ingresso dal Canale di Suez verso l’Adriatico e viceversa, qualora non ci sia sufficiente preavviso per lo sciopero”. Tradotto in denaro significherebbe una potenziale perdita di centinaia di migliaia di euro per i gestori del Molo VII, ipotesi da escludere stando a quanto già dichiarato nelle scorse settimane dallo stesso Maneschi.