Berlusconi teme il referendum ed accellera sul processo breve

Incubo quorum per Silvio Berlusconi. Se tra domenica e lunedì si raggiunge il quorum e vincono i sì per cancellare il legittimo impedimento, i berlusconiani hanno già pronta la contromossa. L’hanno studiata, facendo i calcoli perfino sui giorni, gli esperti giustizia del Cavaliere. Tra di loro lo chiamano “il risarcimento”. Consiste nell’approvare subito al Senato, senza l’ombra di modifiche, la prescrizione breve per gli incensurati. Lo sconto che, senza sottoporre il Premier allo stress delle udienze a Milano e a quello di una possibile condanna per corruzione di un testimone, cancella d’un colpo il processo Mills. E con esso il rischio di una condanna, anche se solo in primo grado, per corruzione. Brutta figura, per un Premier, in Italia e all’estero. Prescrizione prevista a febbraio. Sconto di sette mesi. Dibattimento chiuso in autunno. Il “risarcimento” dunque. Portare a casa una norma ad personam molto contestata perché, come sempre in questi casi (vedi la blocca processi o il processo breve vecchia versione), essa non chiude solo “un” processo, quello di Berlusconi addosso al quale è stata confezionata, ma cancella tutti gli altri che si trovano nelle stesse condizioni. Quindicimila processi all’aria è la stima del Csm e dell’Anm, tra cui alcuni sensibili (s’è parlato della strage ferroviaria di Viareggio). Ma con un referendum perso alle spalle, e la prospettiva di interpretarlo come la definitiva bocciatura di una politica della giustizia tutta imperniata sulla vendetta di Berlusconi contro le toghe per via dei suoi processi, scatterebbe per il Premier la linea dell’ultimo favore, dell’ultima volta, dell’ultima legge per se stesso. Per la quale chiedere anche a Napolitano una sorta di lasciapassare del tutto speciale. Tant’è che il vice capogruppo al Senato Gaetano Quagliariello ha fatto il primo passo e ha chiesto al presidente Renato Schifani di mettere il calendario la prescrizione breve. Un passo ufficiale, con toni soft com’è nello stile dell’uomo, ma con l’esplicito riferimento a un voto che determini l’entrata in vigore immediata della norma già sottoposta a due passaggi parlamentari. Processo e prescrizione breve, dibattimento lungo (più potere agli avvocati e divieto di usare le sentenze definitive), il comma blocca Ruby (sospensione obbligatoria in caso di conflitto d’attribuzioni, proprio come per l’ultimo processo milanese). Cui si aggiunge la riforma della giustizia, considerata sempre come una lezione per indebolire e ridurre al silenzio le toghe. Ma adesso il clima è cambiato. La sconfitta alle amministrative viene vista anche come la bocciatura della politica contro i magistrati. Il futuro sarà diverso e la legge sulla prescrizione sarebbe destinata a mettere un sigillo su una stagione che va in soffitta. Ma sull’operazione, studiata nei dettagli, aleggia la brutta sortita della maggioranza nel voto al Senato sul ddl anti-corruzione. Timori e preoccupazioni per un malessere serpeggiante che potrebbe aggravarsi, soprattutto tra le truppe leghiste, di fronte ad un nuovo intervento legislativo per chiudere un processo del Cavaliere.